BRATISLAVA – Le dichiarazioni del primo ministro Robert Fico, contrario alla creazione di comunita’ musulmane in Slovacchia, si inseriscono in un quadro ben piu’ ampio di reazioni da parte del governo di Bratislava basate sull’idea di un’integrazione sociale e culturale impossibile dei profughi che ha portato il paese a presentare il ricorso contro le quote Ue di redistribuzione dei migranti e modificare la legge antiterrorismo.
Il tutto si inserisce poi in un contesto ancora piu’ articolato che non puo’ prescindere dalle imminenti elezioni parlamentari, in programma per il 5 marzo, e che il premier Fico e’ intenzionato a vincere. “La Slovacchia deve essere messa al sicuro da minacce esterne e l’unico modo per minimizzare i rischi legati al terrorismo e’ quello di impedire la creazione di una comunita’ musulmana in Slovacchia, come accadrebbe se venissero effettivamente messe in atto le disposizioni relative alle quote dei migranti”.
Queste le parole di ieri del premier Robert Fico, in risposta alle molestie sessuali e alle rapine avvenute la notte di capodanno in Colonia, in Germania, da parte di uomini musulmani ai danni di centinaia di donne, e che hanno trovato eco su tutta la stampa locale e internazionale facendo “tremare” l’Ue su una possibile – anzi: certa – chiusura delle frontiere nei confronti dei rifugiati musulmani. Bruxelles teme un effetto domino sul fronte della sicurezza visti anche i recenti controlli alle frontiere interne nell’area Schengen, introdotti da Svezia e Danimarca.
Il primo ministro, dopo aver ribadito l’intenzione del governo di lavorare per una maggiore difesa dei confini europei, ha aggiunto che, d’ora in avanti, gli aiuti finanziari Ue destinati alla gestione della crisi migratoria non verranno utilizzati da Bratislava per il sostegno dei rifugiati ma per le migliorare le strutture di sicurezza che proteggono la frontiera esterna dello spazio Schengen.
Sul “problema integrazione”, riferendosi ai fatti di Colonia, Fico ha poi aggiunto che “i recenti avvenimenti hanno mostrato che la formazione di una società multiculturale e’ un sogno”, soprattutto in un paese come la Slovacchia, unica realta’ tra i 28 stati membri dell’Ue in cui non esiste una moschea e dove, su 5 milioni di abitanti, 3,5 milioni sono di fede cristiana e 1,3 milioni sono atei. Il numero di musulmani in tutto il paese dovrebbe attestarsi sulle 1000 unita’ (dato del 2012).
Le dichiarazioni di ieri vanno pero’ inserite in un contesto piu’ ampio e gia’ noto sull’atteggiamento slovacco nei confronti della politica migratoria europea. Bratislava si e’ fortemente opposta alle quote di redistribuzione dei profughi, presentando ricorso presso il tribunale europeo il 2 dicembre scorso, come per altro consentito dai regolamenti della Ue.
La stessa posizione critica e’ stata espressa dai partner del gruppo di Visegrad (il cosiddetto V4) con Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, che non hanno approvato il metodo di decisione utilizzato dall’Ue e che percepiscono la misura voluta dalla Commissione Ue come una violazione della sovranita’ nazionale. Inoltre, secondo i paesi del V4, i profughi intendono trasferirsi nei paesi ricchi dell’Ue – come Germania, Regno Unito e paesi scandinavi – e non essere ricollocati nei paesi dell’Europa centro orientale.
Oltre a questo, per Bratislava la vera priorita’ e’ la difesa dei confini con l’Ucraina, dove la situazione di conflitto nell’ex Repubblica sovietica genera un flusso di profughi proprio verso la Slovacchia.
A livello europeo, i paesi V4 hanno invece sempre sostenuto la politica di difesa delle frontiere Schengen e di aiuti alla Turchia.
“La Slovacchia non e’ intenzionata a disinteressarsi della problematica migratoria, al contrario, siamo un paese molto attivo in tal senso. Coi nostri partner V4 abbiamo inviato 300 militari a difesa di Frontex. Abbiamo inviato forze di polizia in Slovenia e sosteniamo finanziariamente l’Ungheria. Collaboriamo attivamente con Vienna e ospitiamo temporaneamente profughi che hanno chiesto asilo in Austria, secondo un meccanismo di rapporti bilaterali che sta divenendo molto popolare. Questo e’ il modo in cui intendiamo operare, cioe’ su accordi e decisioni prese da paesi sovrani, non tramite direttive imposte dall’alto”, aveva dichiarato Fico il 2 dicembre scorso. Ieri il premier ha aggiunto che la Slovacchia inviera’ a breve una missione di questo tipo anche nell’ex repubblica jugoslava di Macedonia.
Un aspetto rilevante dell’insieme delle posizioni espresse dal Presidente Fico riguarda il fatto che diversamente da quello che si potrebbe pensare, il suo governo e il suo partito non appartengono allo schieramento delle destre europee, bensì del centrosinistra. Questo, in aperto contrasto con le posizioni – ad esempio – del governo Renzi in Italia.
Redazione Milano IL NORD
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