Questa notizia che ha del clamoroso è rimasta sullo sfondo degli incontri del World Economic Forum dell’anno scorso a Davos: secondo i calcoli di Oxfam, una confederazione internazionale di 17 organizzazioni con finalità di lotta alla povertà ed alla disuguaglianza, continuando con questo trend nel 2017 l’1% della popolazione mondiale avrà nelle sue mani più ricchezza del restante 99%. In altre parole la disuguaglianza nel mondo sta fortemente aumentando e non diminuendo.
di Luigi Pecchioli
Uno dei settori che più ha contribuito a questo aumento è ovviamente il settore finanziario: secondo il rapporto “Wealth: having it all and wanting more” di Oxfam, la ricchezza dei miliardari di questo settore (321 secondo Forbes, su un totale mondiale di super-ricchi pari a 1.645) è aumentata in un anno (dal 2013 al 2014) da 1.010 miliardi di dollari a 1.160, pari ad un incremento del 15%.
Ma il settore che ha mostrato il maggiore incremento, sia come numero di miliardari, sia come guadagno collettivo, è quello farmaceutico – sanitario: nel 2013 i miliardari di questo ramo erano 66 con una ricchezza complessiva pari a 170 miliardi di dollari, nel 2014 sono passati ad essere 90 con una ricchezza totale di 250 miliardi, un incremento in un solo anno del 47%.
Questi vertiginosi aumenti non sono un caso: questi miliardari, tramite le loro società, spendono milioni per attività di lobbying. Venendo solo a quanto ci interessa più da vicino, ovvero l’Unione Europea, viene stimato che ogni anno vengono spesi 150 milioni di dollari dalle imprese finanziarie ed assicurative, solo per fare attività di pressione sulle istituzioni europee. Il risultato di questo enorme investimento in “pubbliche relazioni” è tutto in questa cifra: dal 2013 al 2014 la ricchezza collettiva del settore è passata da 34 miliardi di dollari a 128…
Negli USA invece a spendere maggiormente per fare lobbying è il settore farmaceutico: nel 2013 le industrie del ramo hanno speso la bellezza di più di 487 milioni di dollari in attività di pressione sulle istituzioni politiche. In EU si spende “solo” 50 milioni l’anno. Solo per fare un confronto, per la lotta all’Ebola in Guinea, Liberia e Sierra Leone sono stati stanziati nel 2014 complessivamente 356 milioni di dollari, meno di 3/4 di quanto speso solo negli USA dalle lobby farmaceutiche e almeno dieci volte meno di quanto ha incrementato in un anno il proprio patrimonio un italiano, big del settore farmaceutico – sanitario, Stefano Pessina, che è passato da una ricchezza di 6,4 miliardi di dollari a 10,4.
Le attività di lobbying, sia a Washington che a Bruxelles, sono rivolte essenzialmente ad avere migliori trattamenti fiscali e stanziamenti pubblici. Naturalmente un minore carico fiscale alle imprese significa un aumento su altri comparti o una diminuzione di spesa pubblica per i cittadini. Nel settore finanziario significa anche riuscire a scaricare sulla collettività il costo di salvataggi e sostegni: secondo le stime del FMI l’attuale costo mondiale per il sostegno delle istituzioni finanziarie c.d. too big to fail a carico del contribuente è di 83 miliardi di dollari all’anno (fonte: Bloomberg).
Capite bene che noi comuni cittadini non possiamo nulla contro questa potenza economica che preme sui legislatori e sui decisori politici e capite anche perché vogliono e continuano a fare pressione perché cediamo la nostra sovranità nazionale alla UE e ad organismi burocratici non eletti (da ultimo il Comitato per la risoluzione delle crisi bancarie): più lontano sono dal controllo democratico del popolo e più possono in pace far fare lucrosi affari ai veri governanti, ovvero l’1% dei super-ricchi di questo pianeta.
Di questo pianeta almeno fino a che non costruiranno davvero Elysium…
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Poi questi signori sono quelli che si riempiono la bocca e pontificano di “competitività” e “concorrenza”: ricordatevi bene i ricchi non competono, fanno competere voi, per un tozzo di pane.