Dopo l’anticipazione in una intervista all’Economist da parte del principe Mohammed bin Salman, è arrivata la conferma ufficiale: Aramco, il colosso energetico che controlla la produzione e le riserve petrolifere saudite, ammette in una nota di avere “allo studio diverse opzioni per consentire un’ampia partecipazione del pubblico nel suo patrimonio attraverso la quotazione” in Borsa di una “percentuale adeguata” di azioni della Società o di alcune sue controllate.
La notizia, che cade in una fase di ulteriori contrazioni dei prezzi petroliferi, viene tuttavia accolta con una certa cautela dagli osservatori, innanzitutto per la difficoltà di dare una valutazione, per quanto approssimativa, del valore di Aramco che, a seconda delle riserve accertate (ma sulle quali non è stato effettuato nessun audit indipendente), potrebbe andare fino a 10.000 miliardi di dollari (quanto il PIL Usa). E’ evidente che una quotazione di una parte anche minima del colosso saudita portebbe facilmente a superare il tetto dei 25 miliardi di dollari, ovvero l’Ipo più ‘ricca’ della storia, messa a segno dalla cinese Alibaba.
In ogni caso il cammino verso la quotazione appare ancora lungo, tant’è che nel comunicato si sottolinea come “una volta che lo studio di queste diverse opzioni sarà completo, i risultati saranno presentati al Consiglio di Amministrazione”. Aramco, comunque, sottolinea come tale ipotesi “è coerente con il percorso generale e progressivo di riforme perseguito dal Regno, tra cui la privatizzazione in diversi settori dell’economia saudita e la deregolamentazione dei mercati”. ADNKRONS
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