Degli attentati, almeno uno dei quali suicida, che la sera del 30 dicembre hanno causato 18 morti e 45 feriti nella città di Qamishli, situata all’estremo nord-est della Siria, dove si incontrano le frontiere siriana, turca e irachena, gli organi di informazione italiani hanno dato notizia tempestivamente. La sera stessa e la mattina seguente RaiNews, Repubblica, Agi, Euronews e Internazionale hanno informato degli attacchi, successivamente rivendicati dall’Isis, contro due ristoranti e un caffè della città siriana collocata «nel nord-est controllato dai curdi». Euronews ha descritto le strutture bersaglio dell’attentato come «ristoranti curdi».
Nessuna fonte finora ha riportato la notizia correttamente: gli attacchi hanno avuto luogo nel quartiere cristiano della città, e cristiane sono la maggior parte delle vittime: 13 su 18.
Qamishli infatti è una città a maggioranza curda che prima della guerra contava 180 mila abitanti, ma ben 40 mila dei suoi residenti sono cristiani, soprattutto siriaci ortodossi (25 mila) e armeni (8.500 sommando cattolici e apostolici).
I ristoranti Gabriel e Miami e il caffè Simoni (o al-Qasir secondo altre fonti) nei pressi della chiesa siriaca ortodossa di sant’Efrem, colpiti dagli attentati, sono tutti di proprietà di cristiani siriaci. Un quarto attentatore che avrebbe avuto come bersaglio un centro giovanile sarebbe stato fermato dagli agenti della sicurezza curda.
Il funerale delle vittime cristiane, che si è svolto il 31 dicembre, è stato ecumenico e ha visto la presenza di vescovi siriaci ortodossi e cattolici, armeni cattolici e armeni apostolici. I due vescovi siriaci cattolici presenti erano mons. Gregorios Elias Tabé di Damasco e Jacques Behnan Hindo di Hassaké (capoluogo della provincia dove si trova Qamishli). Lo stesso giorno anche a Beirut in Libano si sono tenute Messe di commemorazione.
Nel quartiere di Wusta a Qamishli operano due distinte milizie cristiane, Sutoro e Sootoro. Nella provincia opera il Consiglio militare siriaco (Mfs nell’acronimo in lingua aramaica), una formazione militare che vanta duemila combattenti cristiani che operano al fianco delle milizie curde dell’Ypg contro l’Isis e Jabaht al Nusra.
@RodolfoCasadei — Tempi.it