Stupratori e pirati. Immigrati ubriachi e violenti padroni dell’Europa

 

Accoglienza o calci in culo fino alla prima tenda beduina? Io, nel debole dubbio, mi sono fatto portare dalla befana un paio di anfibi militari. Di quelli rinforzati.

Siamo all’abisso e ancora non ci basta. Hanno invaso tutta l’Europa con la faccia stanca e pietosa di chi sbarca dopo qualche ora di traversata, con i piedi gonfi di chi si incaponisce a marciare per giorni con lo zaino pieno di pretese. I più cretini fra noi ci hanno creduto. I più delinquenti fra noi ci hanno investito e guadagnato. Il progetto islamico “Prendiamoci l’Europa” è riuscito alla grande. Ed ora siamo, noi europei, ospiti sgraditi in casa nostra.

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Cose da non credere!

E, se provi a denunciare misfatti e reati commessi da questa accozzaglia di senzalegge, c’è ancora chi, ipocritamente, ti appioppa un convinto “Razzista!” sul groppone. Posso dirlo francamente? Me ne fotto!

Non mi accoderò mai al gregge dei difensori ad ogni costo! Non farò mai parte degli ospitanti felici! Non festeggerò né sbarchi, né cammini della speranza. Continuerò, invece, a urlare il mio sdegno per cotanta coglionaggine italica ed europea! Sono razzista per questo? Eh, beh! Pazienza. Se ne faccia una ragione il papa, il governo, il piddì, tutto l’associazionismo di partito.

Volete veramente aiutarli? Andate e bombardate seriamente ISIS e affini. Stanate i terroristi e ripulite africa e medioriente. Se ne avvantaggeranno loro e noi. E spenderemo meno noi. Correndo meno rischi e subendo meno danni.

Sono anni che patiamo questa invasione. Li abbiamo accolti, vestiti, sfamati. Abbiamo dato loro casa, mentre i nostri dormono per strada. Ci hanno sbattuto in faccia la pretesa di imporre la loro legge nei nostri Paesi. Capre scannate in strada, mentre qui non si può macellare se non cantando pure la ninna nanna al porco che dobbiamo mangiare. Donne coperte come poltrone al trasloco e massacrate di botte ad ogni piè sospinto, mentre le nostre hanno lottato per poter decidere di se stesse. Bambini allevati con pane e odio razziale, mentre ai nostri viene imposto di accogliere ad ogni costo chi li vorrebbe morti.

Rifiutano il cibo che diamo loro quotidianamente e GRATUITAMENTE, distruggono i luoghi che consegniamo loro GRATUITAMENTE per vivere e “organizzarsi”, terrorizzano la nostra gente nei quartieri che occupano con la spavalderia violenta, brutale, sanguinaria che fu anche dei loro progenitori saraceni.

Insomma, tutto degenera da quando sono qui. Ma nessuno lo dice o, meglio, se qualcuno tenta di dirlo c’è sempre uno stronzo che cerca di imbavagliarlo.

Come succede, in queste ore, a Rosarno, dove il pirata nero della strada, che investe due bambini di 3 e 5 anni e scappa, viene “tutelato” dal silenzio della stampa e di certo associazionismo. “Per la pace sociale”, dicono. Risponderei “perché stanno per nascere nuovi centri d’accoglienza, paradiso del business intorno agli emigrati”. E diciamola tutta!

rosarno

Non dobbiamo abbassare la guardia! Non dobbiamo permettere a nessuno di tapparci la bocca e levarci il sacrosanto diritto di denunciare! E ci mancherebbe altro. Faremmo il loro gioco e consegneremmo definitivamente la nostra terra a chi la pretende odiandola.

Provocatoriamente vorrei chiedere alla Boldrini e alle sue amiche di sinistra Sinistra se le donne violentate a Colonia e nelle altre città della Germania non siano donne! O se dobbiamo considerarle bottino di guerra! Vorrei sapere dai preti accoglienti come troie di bordello (quando ne abbiano la nobile natura) se quegli islamici drogati e ubriachi (ma non era vietato l’alcool dal profeta?) siano da considerare fratelli. Perché io, di fratelli stupratori, non ne voglio. Così come non voglio fratelli pirati della strada. Nè colorati, né zingari, né bianchi.

Vorrei chiedere agli Italiani (o a ciò che resta del mio amato Popolo dopo i colpi di Stato firmati massoneria e Colle) se non ne abbiano le palle piene e non sia venuto il momento di ribellarsi veramente. Se non sia tempo, ora subito, di un nuovo 1789.

E cominciamo così il nuovo anno… Fra me e me…

Mercoledì 6 gennaio 2016 – dal blog di Nino Spirlì – il Giornale

 


 

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