La guerra a Mons. Negri. Siamo all’attacco finale?

Quando il regime organizza lo “sdegno popolare”, la condanna a morte è già emessa e inappellabile. In sostanza, all’Arcivescovo di Ferrara non si perdona il fatto di essere cattolico e di essere un uomo. La massoneria aveva già attaccato Mons. Negri. Spaccatura in CL: molti aderenti al movimento non hanno digerito il comunicato con cui la dirigenza aveva di recente scaricato lo scomodo prelato.

di Paolo Deotto

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Chi conosce Mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara e Comacchio, può anche, facilmente, non averlo in simpatia, perché Mons. Negri ha un “brutto carattere”, critica che si fa spesso alle persone che un carattere ce l’hanno, che amano dire ciò che pensano, che non hanno paura.

Naturalmente, vivendo in un’epoca in cui il pensiero deve essere uniforme, gioioso, dialogante, assolutamente corretto politicamente e ovviamente eterodiretto, chi è dotato di carattere, e viene quindi definito come una persona dal “brutto carattere”, diventa un soggetto da cancellare, annullare, perché costituisce una nota stonata nell’armoniosa musica del regime. Tutti devono essere uguali, felici e inquadrati.

Tutti ricordiamo l’articolo pubblicato a metà novembre dello scorso anno dal “Fatto Quotidiano”, in cui si parlava di una telefonata fatta in treno da Mons. Negri , nel corso della quale l’arcivescovo avrebbe espresso al suo interlocutore, il giornalista Renato Farina, pesanti critiche sulle nuove nomine episcopali a Palermo e a Bologna e avrebbe addirittura auspicato per Bergoglio una rapida fine come quella di Papa Luciani.

L’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano rischiò però di diventare un boomerang per il regime, per il modo abborracciato con cui era stato creato tutto lo “scandalo”. Unica ad abboccare immediatamente all’amo fu la dirigenza di Comunione e Liberazione, che emise a tempo di record un comunicato squallido, con cui si preoccupava, ancor prima che si capisse realmente l’accaduto, di scaricare Mons. Negri. Ma su questo aspetto della vicenda, e sulla reazione sdegnata di molti ciellini per il comportamento del loro Politburo, torniamo più avanti.

Il regime aveva mandato allo sbaraglio dei killer pasticcioni come quelli del Fatto Quotidiano, ma naturalmente non poteva fidarsi a far condurre tutta l‘operazione solo da questi quattro squadristi improvvisatori. Si era mosso anche uno dei personaggi più importanti: nientemeno che Stefano Bisi, Gran Maestro (“Gran Maestro”, da non confondersi con il “Gran Mogol”, capo delle Giovani Marmotte, associazione scout a cui aderiscono Qui, Quo e Qua, nipotini di Paperino) del Grande Oriente d’Italia, insomma la voce più potente della massoneria in Italia. Bisi, come riportava “La Nuova Ferrara”, rimproverava a Mons. Negri, pur usando le mielose parole abituali per i massoni, di aver ribadito la condanna della massoneria. Negri quindi non aveva certo inventato nulla: aveva ribadito una posizione arcinota della Chiesa, inaccettabile però col nuovo corso della neochiesa, nella quale l’azione “vigorosa e riformatrice” di Bergoglio è molto apprezzata dai grembiulini.

Per inciso, sarà bene ricordare che la massoneria salutò con esplicita simpatia la nomina di Bergoglio, così come a suo tempo espresse il suo cordoglio per la morte del “fratello” cardinale Martini. Chiaro, no?

Nella bella compagnia non poteva mancare la voce di regime per eccellenza, ossia il Gruppo Espresso. Sempre in novembre dello scorso anno Massimo Faggioli pubblicava su Huffington Post un violento attacco a Mons. Negri, nel quale l’Arcivescovo di Ferrara veniva definito come un presule che “si è fatto conoscere per uno stile di rapporto invariabilmente aggressivo e stizzito con la città e la diocesi, e per decisioni per lo meno bizzarre circa il messaggio da inviare alla città su questioni importanti come il matrimonio e la famiglia”. Naturalmente anche Faggioli non mancò di notare come il vero problema della chiesa di oggi sia la resistenza al nuovo corso bergogliano, opposta da molti vescovi ancora legati alla “vecchia chiesa”.

Adesso si direbbe che siamo all’attacco finale, perché, per finire bene l’anno 2015, le organizzazioni di regime (in questo caso l’associazione “Pluralismo e dissenso”) lanciano lo “sdegno popolare”. “Ferrara Italia” ci informa che “ben” trecento persone hanno firmato, in meno di quindici giorni, una lettera a Bergoglio, per lamentare il fatto che il loro Arcivescovo ha fatto molte esternazioni non in linea con la misericordia, ma addirittura, orrore!, in alcuni casi “divisive”. E questa è una parola magica che costituisce l’anticamera del patibolo: puoi essere omosessuale, tridivorziato quadririsposato travestito bestemmiatore eccetera, ma non puoi essere “divisivo”!

Sorvoliamo su due faccende alquanto umoristiche: se in quindici giorni si raccolgono trecento firme, vuol dire che in media se ne raccolgono venti al giorno. È un po’ difficile parlare di adesione “massiccia”, tanto più che trecento persone, su tutta la popolazione della diocesi di Ferrara-Comacchio, sono proprio un bel nulla. Ma si sa che lo “sdegno popolare” è massiccio non in base alla matematica, bensì in base alla sua conformità alle direttive del regime.

Piuttosto è molto interessante leggere l’elenco delle affermazioni di Mons. Negri, che avrebbero creato grave turbamento nelle sensibili anime di cattolici e non cattolici della diocesi ferrarese. Come potete vedere, sono affermazioni su vari argomenti, dal rispetto dovuto alla Cattedrale, alla Shoah, alle Crociate, all’slam, al demonio, e così via. Sono affermazioni di un cattolico, di un Pastore che non ha peli sulla lingua. Sono, in definitiva, affermazioni di un uomo. Anzi, consentitemi, di un Uomo.

È naturale che in tempi in cui dominano gli atei e i pederasti, un uomo cattolico è da annullare. E in tal senso la gioiosa macchina da guerra si è mossa: ammonimento dai padroni (massoneria), intervento un po’ goffo dei killer pasticcioni (Fatto Quotidiano), intervento più qualificato (Huffington Post) e infine, “sdegno popolare” (seppur un po’ magrino, ma guardiamo alla qualità e non alla quantità…).

Ora, cosa faranno i fedeli esecutori romani degli ordini che arrivano dall’alto? Probabilmente non accadrà nulla di particolarmente grave, perché a novembre di quest’anno Mons. Negri compirà 75 anni, e quindi sarà messo a riposo. Punto e basta. Ma l’importante è far sapere con spietata chiarezza ad altri Pastori che volessero mostrare un po’ di coraggio che la polizia politica è attivissima, ha orecchie dappertutto, se non ha prove le crea, e che il regime non perdona. In tal senso, il “caso Negri” può essere un ottimo ammonimento per altri che volessero commettere il crimine più temuto dal potere: comportarsi da uomini e da cattolici, due termini indivisibili.

Due sole parole su Comunione e Liberazione, perché lo squallore non merita molto spazio. A suo tempo la dirigenza ciellina, la stessa che ha gioiosamente accolto personaggi come Emma Bonino, Napolitano, Mario Monti e compagnia bella, emise un comunicato subito dopo l’articolo del Fatto Quotidiano sulla telefonata in treno. La parola squallore non è usata a caso, perché la maggior preoccupazione della dirigenza fu quella, ancor prima di capire bene i fatti, di “scaricare” Mons. Negri, facendo notare che lo stesso non rivestiva dal 2005 alcun incarico in CL. Questo comportamento fu tutt’altro che gradito da molti ciellini. Ne parlò Italia Oggi. Personalmente posso confermare che, tra i molti ciellini che conosco, fu grande lo sdegno per la fretta con cui ci si sbarazzò di una delle figure storiche del movimento.

Cosa farà oggi “ufficialmente” CL? Probabilmente nulla. Ha già rimediato una figuraccia a novembre, oggi tacerà. Di sicuro, non dirà una parola in appoggio a Mons. Luigi Negri.

Spero ardentemente di essere smentito dai fatti. E chiudo questo articolo con l’espressione della mia vicinanza e solidarietà a Mons. Negri e con una affettuosissimo ricordo di don Luigi Giussani, uomo di Fede eccezionale. Cos’è rimasto di lui in CL? Nulla.

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