Quasi 5mila licenziamenti, 4.743 per l’esattezza nei primi undici mesi del 2015. Sono le cifre, ancora un volta fortemente negative, fatte registrare dal settore metalmeccanico in Lombardia. Cifre comunque in calo rispetto al 2014, quando di questi tempi i licenziati erano 6.498. Si tratta, è bene specificare, di lavoratori licenziati collettivamente da imprese che hanno attivato la procedura di mobilità.
“Con ogni probabilità, a fine il 2015, verrà sfondato il tetto dei 5mila esuberi – commenta in una nota la Fiom Cgil regionale – significa che la crisi continua a mietere disoccupazione, utilizzo e abuso di ammortizzatori sociali tra gli operai e gli impiegati del settore metallurgico. Come già ravvisato nelle rilevazioni analitiche precedenti, è da sottolineare come ci sia un calo tra i dipendenti messi in mobilità, sia su base mensile che nel trend annuale. Un discorso analogo si può fare per quanto riguarda i dati dei cassintegrati, in diminuzione oramai da mesi”.
Per quanto riguarda l’ultimo mese censito, novembre, per i licenziamenti fa la parte del leone la provincia di Lecco (118 lavoratori), segue Milano con 87 esuberi (un anno fa furono il triplo, 276), ma spiccano anche il distretto di Monza-Brianza (79), e in aumento risultano anche Pavia (33) e Como (22), mentre calano, nel raffronto annuale, il bergamasco (64), il bresciano (57) e il varesotto (17, contro i 70 del 2014).
“Questi cinquemila licenziamenti avvengono nonostante ci sia la consapevolezza del Governo di questa situazione. Nonostante la gravità dell’allarme socioeconomico non si prende atto di questo stato di cose – sottolinea Mirco Rota, segretario generale della Fiom lombarda – A tal punto che si è in presenza di un’ulteriore riduzione degli ammortizzatori sociali da parte del Governo, che complica ulteriormente la gestione delle crisi e riduce la tutela dei lavoratori e, in questo caso, toglie un’importante fetta di salario ai lavoratori nel bel mezzo della crisi. A questo punto, è ancora più necessario e urgente che la Regione rifinanzi una copertura della legge a sostegno dei contratti di solidarietà, favorendo la riduzione dell’orario di lavoro e un’alternativa seria ai licenziamenti”.
Fonte rassegna.it