Trani – Deposizione del ministro dell’Economia Piercarlo Padoan oggi a Trani nel processo per presunte manipolazioni del rating dell’Italia da parte dell’agenzia Standard&Poor’s. Una delle prime domande del pm ha riguardato il contenuto di un’intervista rilasciata dallo stesso Padoan al giornalista Federico Fubini del Corriere della Sera, nella quale si disse stupito del nuovo declassamento dell’Italia operato da S&P nel 2012 perche’ arrivava “proprio nel momento in cui – spiego’ allora – il governo sta facendo passi avanti nei programmi per la crescita”.
Alla domanda del magistrato se fosse rimasto sorpreso, Padoan ha risposto senza remore: “Mi sorprendeva si’. Se non mi sorprendeva il declassamento di molti Paesi della Zona Euro – ha proseguito Padoan – mi sorprendeva il doppio declassamento dell’Italia in un momento in cui governo stava affrontando molte situazioni, con un’inversione di tendenza della politica economica che andava verso un miglioramento”. Da qui la nuova domanda del pm: “Perche’ abbassarle di due gradini?”. Risposta: “E’ la domanda che mi ponevo anch’io”.
Padoan ha anche precisato di non aver chiesto, per rilasciare l’intervista, un’autorizzazione preventiva al segretario generale Ocse. “Ma le mie dichiarazioni sono state confermate in occasioni di diversi incontri, ai quali c’era anche il segretario”, ha aggiunto. Ancora piu’ diretta la domanda del presidente del collegio Giulia Pavese “questo declassamento di due gradini era giustificabile tecnicamente?”. “La situazione economica della zona euro, che era molto seria, giustificava il declassamento di molti Paesi Membri – ha risposto il ministro – indeboliva il governo della zona euro perche’ impediva al Fondo Salva Stati di poter agire”.
“Perche’ il doppio declassamento di S&P?”, ha incalzato il pm Ruggiero. “E’ una domanda che mi sono posto e a cui non ho saputo dare una risposta”, ha proseguito Padoan. “La mia risposta nell’articolo e’ che il Paese andava nella direzione di un aggiustamento”. Il ministro ha rilevato che Standard&Poor’s “aveva evidentemente sfiducia se aveva fatto il declassamento dell’intera zona euro e in particolare dell’Italia“.
Il magistrato ha anche cercato di chiarire se l’Italia meritasse quel declassamento, che porto’ il Paese al livello dell’Irlanda. “L’Italia raggiunse il ‘credit store’ dell’Irlanda, era giusto in base a dati Ocse?”, ha chiesto il pm. “Premesso che nel caso Ocse non c’e’ un singolo indicatore e non e’ possibile stabilire dal punto una corrispondenza tra i due rating – ha risposto il ministro – quello che l’Ocse produce e’ giudizio complessivo, sulla base di fattori variabili come la finanza pubblica e i bilanci, che sono racchiusi in un giudizio che si puo’ tradurre in una raccomandazione economica”.
Ma su questo si sono aperti nuovi dubbi dell’accusa, dal momento che un comunicato dell’ex ministro Giulio Tremonti che prendeva spunto dalla valutazione dell’Ocse per contestare declassamento S&P. “C’era una raccomandazioni Ocse?”, ha chiesto il pm. “Ci sono sempre – ha risposto Padoan – le raccomandazioni Ocse erano su finanza pubblica e accompagnamento alla crescita”. E su questo punto l’attuale ministro delle Finanze ha precisato che “il governo Monti prese in conto queste raccomandazioni, il precedente (il riferimento era a quello Berlusconi, ndr) no”.
In merito alla possibilita’ che “il downgrade di sei Paesi della Zona Euro sia un attacco generalizzato”, il ministro ha replicato di non potersi esprimere in questi termini. “Ma il downgrade dei Paesi li indebolisce. Un doppio downgrade impediva – ha concluso – al Fondo Salva Stati di finanziarsi sui mercati”. (AGI)