Quasi 800 milioni per l’agricoltura laziale. A decidere nella cabina di regia di Zingaretti anche un rappresentante gitano
La terra ai contadini, ma decidono i rom. Ormai strabuzzare gli occhi non serve più a nulla; ma il combinato disposto di cervellotiche norme europee e le delibere sconclusionate della giunta Zingaretti testimonia che non c’è limite al ridicolo. E così oggi ci troviamo a raccontare la storia di un settore, quello agricolo, che per essere messo in condizioni di competere e creare lavoro deve decidere a chi destinare ingenti sostegni comunitari solo se dicono di si’ i rappresentanti del popolo gitano.
Ci e’ capitata per le mani una delle ultime delibere della giunta regionale del Lazio, istitutiva del comitato di sorveglianza per il piano di sviluppo rurale. Parliamo di un organismo che deve vigilare, monitorare e nel caso variare le somme, sulla bellezza di 780 milioni di euro per l’agricoltura regionale, su circa 17 miliardi a disposizione di tutte le regioni italiane. Ma nel Lazio, con un dettaglio in più, un’esclusiva tutta nostra rispetto al resto del Paese. Accanto ad autorità regionali, governative e comunitarie, a rappresentanti di settore e ai più svariati esperti della materia, il piano che sarà presentato lunedì in pompa magna da Zingaretti e dall’assessore Sonia Ricci alle popolazioni in messianica attesa, vedrà all’interno del comitato di “sorveglianza” anche un “rappresentante degli interessi dei Rom”. Addormentandomi ho sognato di aver detto: “Grande Nicola, finalmente “sorveglia” i Rom”. Poi mi sono svegliato e mi sono chiesto se ci fanno o ci sono.
Ad accertare l’attuazione del piano di sviluppo rurale, a esaminarne i risultati di programma, a proporre la modifica delle singole misure finanziarie non sono buoni da soli? E che c’entra il popolo Rom nella stanza dei bottoni?
La risposta che viene dal palazzo della giunta regionale è la più immediata: “Ce lo chiede l’Europa”, al che non sappiamo se ridere o indignarci direttamente. Se fosse vero, varrebbe per tutte le regioni e comunque qualcuno dovrebbe spiegare perché nemmeno una sola voce si sia alzata dall’Italia, Mogherini in testa, per chiedere conto di questa stupidaggine alle istituzioni comunitarie in primis. Perché dal programma di inclusione dei Rom di anni addietro semmai si ricava l’indicazione che è meglio se lavorano anziché rubare e su questo applaudiremmo, con la destinazione di risorse per zappare. Se invece diventa l’alibi per inserirli in un organo istituzionale dove si dovrebbe dare spazio esclusivamente alle competenze, siamo davvero fuori strada.
Nessuna regione italiana ha i Rom nel comitato di sorveglianza. Chi non è riuscita a resistere all’imperativo (fasullo) dell’Europa, al massimo ha il celebre Unar (l’ufficio antidiscriminazioni razziali) come la Lombardia e il Piemonte; o rappresentanti di associazioni sulla parità di genere o genericamente antidiscriminazione come Sicilia, Friuli, Sardegna. Non si ha traccia di bizzarrie simili in Liguria o in Campania. Solo nel Lazio, i Rom.
A Roma, sono arrivate dall’Europa quasi 400 osservazioni sul piano di sviluppo rurale, prima di poterlo varare. Dato preoccupante, direi, a conferma di un’euroburocrazia assolutamente perniciosa. Ma la numero 366 e’ quella che ha indotto Zingaretti a inserire i Rom nella cabina di regia dei fondi europei per l’agricoltura. Avrebbe dovuto respingerla al mittente, oppure rendere pubblico il dissenso. Ma non lo ha fatto. Perché se ne potrà vantare con i Rom ai quali dire “ci sono riuscito”; e ingannare chi è contrario, con la storiella dell’Europa.
Ora lo aspettiamo al varco per capire chi designerà il loro “rappresentante”. Il Pd li ha utilizzati per le primarie, hanno una bella esperienza in materia. Magari vince un Casamonica.
francesco storace ilgiornaleditalia.org