Continuano la loro protesta i circa 1.000 migranti bloccati al confine tra la Grecia e la Macedonia. Una situazione che si aggrava progressivamente da quando le autorità di Skopje hanno deciso di filtrare gli ingressi limitando l’accesso ai profughi provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan e bloccando tutti i cosiddetti migranti economici.
“Tutti hanno diritto di chiedere asilo, indipendentemente dalla nazionalità, e che il loro caso venga per lo meno ascoltato” ha detto Adrian Edwards, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, l’Unhcr. “Ai posti di frontiera bisogna fornire informazioni adeguate alle persone interessate da decisioni del genere” ha detto.
Intanto a dare il segnale d’allarme è anche la Svezia, Paese d’accoglienza per eccellenza, con il maggior numero di migranti in Europa rispetto alla propria popolazione. Il Primo Ministro svedese Stefan Lofven:
“La situazione non è più sostenibile. Non è sostenibile per coloro che chiedono asilo, per il personale e per tutti i cittadini che dovrebbero avere fiducia nelle istituzioni e nella società in cui vivono. Per essere chiari, gli altri Paesi europei devono fare di più”.
E mentre la Serbia promette di aprire entro una settimana un nuovo centro con capacità d’accoglienza di 600 persone, a Lesbo, in Grecia, continuano a sbarcare persone in fuga dalla guerra: 2.000 gli arrivi dalla Turchia soltanto ieri secondo le Ong che operano in loco. euronews