Igor Yushkov, Fondo di sicurezza energetica nazionale: “alla Turchia non conviene la distruzione dell’ISIS, ha bisogno di quel petrolio”. Il proprietario di una delle società turche che compra petrolio dall’ISIS sarebbe Bilal Erdogan, il figlio del presidente.
La Turchia finanzia ISIS attraverso l’acquisto di petrolio di contrabbando.
La Russia accusa la Turchia di finanziare lo “Stato Islamico” attraverso l’acquisto di petrolio di contrabbando. Lo ha dichiarato il presidente Vladimir Putin, dopo che la Turchia ha abbattuto il caccia-bombardiere russo Su-24 nei cieli della Siria. Allo stesso tempo Putin ha sottolineato che il traffico di petrolio dalle regioni occupate dai jihadisti verso la Turchia è noto da molto tempo alla Russia. Secondo gli esperti, la Turchia rivende il petrolio ottenuto dall’ISIS ad un prezzo doppio rispetto a quello d’acquisto e di fatto bombarda i curdi al posto dei fondamentalisti grazie ai profitti extra ottenuti, cosa vantaggiosa politicamente per Ankara.
“Da qui arrivano i soldi dei vari gruppi armati, — ha osservato Putin. — Stiamo parlando di centinaia di milioni di dollari “.
Lo scorso luglio Hisham al-Brifkani, presidente della commissione Energia della provincia irachena di Ninive, aveva detto che le forniture di petrolio contrabbandato dall’ISIS sulla rotta Siria-Turchia erano scese da 10mila barili al giorno fino a 2mila barili.
“Tuttavia è solo una stima ufficiale, — indica il direttore del dipartimento di analisi della società “Golden Hills Capital AM” Mikhail Krylov. — In realtà queste cifre possono raggiungere i 250mila barili al giorno.”
Eldar Kasayev, membro del Comitato consultivo dell’Unione dei produttori di petrolio e gas della Russia, rileva che il volume giornaliero di greggio che la Turchia compra dai terroristi dipende direttamente dal numero di intermediari che riescono ad attraversare liberamente il confine turco-siriano controllato dagli oppositori dell’ISIS.
“La Turchia è uno dei beneficiari principali del commercio del petrolio di ISIS, — dice Igor Yushkov, politologo ed esperto del Fondo di sicurezza energetica nazionale. — Dai giacimenti controllati da ISIS la Turchia acquista il petrolio a buon mercato per poi rivenderlo ad un prezzo superiore. Pertanto alla Turchia non conviene la distruzione dello “Stato Islamico”. Tra l’altro, secondo voci non confermate, il proprietario di una delle società turche che compra il petrolio dall’ISIS sarebbe Bilal Erdogan, figlio del presidente della Turchia”.
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Come precedentemente scritto dal “Financial Times”, con riferimento alle stime dei trader, ISIS vende il petrolio a 25-40 dollari al barile. A luglio il petrolio nei mercati borsistici mondiali aveva raggiunto il minimo toccando i 42 dollari, mentre ora il prezzo oscilla tra 45 e 50 dollari. Ma secondo Kasayev, la Turchia riesce ad acquistare il petrolio dell’ISIS dall’Iraq e dalla Siria a soli 15-25 dollari al barile.
“Dopodichè i turchi rivendono questo petrolio a prezzi di mercato in tutto il mondo, anche negli Stati Uniti,” — afferma l’esperto.
Kasayev indica che il contrabbando di petrolio dello “Stato Islamico” sin dall’inizio ha attirato la Turchia per il prezzo estremamente basso.
“Rivendendolo al doppio, Ankara ha la possibilità di ottenere profitti extra e di continuare di fatto a bombardare i curdi, mascherandoli con i raid contro i terroristi islamici,” — rileva l’esperto.