Imam di Catania: i terroristi “Vittime delle politiche sociali e delle democrazie”

 

La condanna degli imam arriva, certo, ma con essa la volontà di separare i terroristi che venerdì sera hanno disseminato la morte a Parigi dalla religione che li ha ispirati. E soprattutto c’è chi definisce «vittime» gli aguzzini di 130 innocenti.

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Kheit Abdelhafid, infatti, imam della moschea di Catania, parla, sì, della «follia omicida» di chi «strumentalizza il Corano» ma definisce i terroristi «vittime delle politiche sociali delle democrazie». È di puro biasimo, invece, il giudizio della guida spirituale del Centro culturale islamico di Sassari, Abdellaoui Salaheddine, che si dice «scioccato dai carnefici nemici della vita», spiegando che «il Corano chiede il rispetto anche per ebrei e cristiani, e anche se gli assassini islamisti gridano “Allah è grande”, non sono l’Islam». L’imam Amar Abdallah, presidente della Comunità islamica di Napoli, parla di «ferita al cuore», e sottolinea che «se anche l’Occidente ha commesso degli errori, ciò non giustifica quest’atto».

E mentre l’Unione delle comunità islamiche d’Italia esprime la propria «solidarietà e vicinanza al popolo francese» condannando il «terrorismo cieco», Abdellah Redouane, segretario generale della Grande moschea di Roma, si definisce «amareggiato e arrabbiato» anche perché il giorno dopo gli attentati «molte delle visite previste al nostro Centro islamico sono state annullate». Zafar, portavoce della moschea di viale Jenner a Milano, esprime il suo «dolore», e il responsabile del Centro islamico di Merano, Mohammed Afzel, si mostra «dispiaciuto». Infine l’imam della moschea di Bologna, Adel Deeb, parla di «atti criminali». Inutile il tentativo di contattare piccole moschee del Mezzogiorno: il telefono squilla perennemente a vuoto.

Fonte: Il Tempo (Francesca Musacchio – Luca Rocca)