Messaggio del Presidente Mattarella al Segretario del Centro Islamico Culturale d’Italia in occasione della manifestazione di solidarietà con le vittime di Parigi
C o m u n i c a t o
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia, Abdellah Redouane, il seguente messaggio:
«Desidero esprimere la mia vicinanza a lei e a tutti i partecipanti alla manifestazione di solidarietà con i familiari delle vittime di Parigi e con l’intero popolo francese, colpito dal terrorismo.
Rendere pubblici i vostri sentimenti di fraternità, e al tempo stesso di condanna di ogni forma di violenza compiuta in nome di Dio, o di presunti valori religiosi, in qualunque Paese o continente si manifesti, è un elemento che rafforza la nostra comune convivenza.
Non possiamo accettare che le fedi vengano strumentalizzate e piegate da strategie disumane, che producono odio e cercano di spezzare le reti del vivere insieme e del dialogo.
La risposta al terrore sta nella libertà, garantita dalla sicurezza della vita dei nostri concittadini, nella pace, nel diritto, nella collaborazione finalizzata a uno sviluppo sostenibile.
Gli assassini vogliono piegarci, facendoci rinunciare ai valori di solidarietà e al nostro umanesimo. Non ci piegheremo.
Ed è bene che questo sentimento si esprima nella società civile oltre che nelle istituzioni.
La voce della fratellanza e del rispetto verso l’uomo è importante trovi eco nelle fedi religiose, in coerenza con i loro principi più profondi.
In questo momento storico, il dialogo tra le religioni a partire dal Mediterraneo, da dove partirono i figli di Abramo, è essenziale per vivere in pace e costruire il futuro, e questo non può che fondarsi sul riconoscimento dei diritti universali e sull’impegno comune per la crescita e il benessere dei nostri figli.
La prospettiva della guerra di religione o di civiltà non ci appartiene, e anzi va respinta con forza dall’Europa.
I tanti cittadini italiani di fede musulmana che in voi si riconoscono, insieme ad altri fedeli che vivono e lavorano nel nostro paese, sono e devono sentirsi parte di questa comune battaglia contro il terrore e contro la ferocia di chi vuole tagliare le radici della nostra umanità, radici che invece dobbiamo continuare a far crescere nel segno del destino comune».
Roma, 21 novembre 2015