… nel «giallo» del riscatto fa ora il suo ingresso una nuova puntata, con nuovi malumori nei rapporti tra la nostra intelligence e gli 007 di altri servizi occidentali.
Come scrive Luca Fazzo sul Giornale, negli ambienti di almeno due di questi servizi circola da giorni un documento, un appunto fatto circolare nella comunità delle «barbe finte», che punta il dito contro l’Italia.
Gli specialisti in analisi video dei servizi alleati avrebbero studiato accuratamente il documentario della tv araba Al Jazeera che mostrava i pacchi di dollari in ordine su una scrivania, pronti per essere consegnati ai rapitori. E la conclusione è decisamente sorprendente: una serie di dettagli, tra cui alcuni arredi e i riflessi di alcuni vetri, dimostrerebbero che la stanza in cui si trovavano i quattrini non è una stanza qualunque, ma un ufficio all’interno di Forte Braschi. Ovvero del quartier generale dell’Aise, il nostro servizio segreto esterno. Da lì sarebbero partite le valigie col riscatto, destinazione le bande vicine ad Al Nusra che avevano in mano le due ragazze, rilasciate nello scorso gennaio.
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A elaborare l’appunto sarebbero stati i britannici, dopo essersi consultati con i colleghi americani. Negli ambienti dei nostri servizi segreti, che da qualche giorno seguono a distanza il diffondersi dell’appunto, la notizia viene liquidata con sufficienza: non è stato pagato riscatto, e l’immagine di Al Jazeera , che appare «pulita» nel trailer , nel documentario sarebbe stata montata ad arte per renderla più appetibile. Gli arredi potrebbero sembrare in effetti quelli di una sede del vecchio Sismi, ma l’intera opera sarebbe frutto solo di una manomissione del file . Comunque, il documento angloamericano esiste. E la sua stessa esistenza la dice lunga sui malumori che tra i nostri alleati circolano davanti alla strategia che l’Italia segue nei casi di rapimenti di nostri connazionali in zone calde, trattando sempre e comunque, anche a costo di alimentare il business dei sequestri e di finanziare formazioni terroriste.