Vendite in calo, la Metro di Marghera chiude dopo 36 anni di attività e lascia tutti a casa. La comunicazione, totalmente inaspettata, arriva martedì mattina e non lascia possibilità di appello.
Dal 19 gennaio quasi 80 lavoratori perdono il posto, tra dipendenti diretti e addetti degli appalti che si occupano di mensa, pulizie e spedizioni. Una decisione a sorpresa, annunciata ai dipendenti mentre i rappresentanti sindacali erano a Roma per discutere del nuovo contratto integrativo con Cash&Carry, gruppo di cui Metro fa parte.
I sindacati, spiazzati, attaccano il comportamento scorretto dell’azienda: “Qualche avvisaglia l’abbiamo avuta solo stamattina – spiega Roberto Cappellieri della Filcams Cgil di Venezia – quando tutti i lavoratori, compresi quelli che erano a casa, sono stati convocati in azienda per una comunicazione. Questo è un momento drammatico per una realtà storica, che opera dal 1979”. Dal gruppo spiegano che è stato fatto il possibile per risollevare le sorti del punto vendita, ma il mercato veneziano semplicemente non risponde. In questi mesi, a fronte del calo delle vendite, l’azienda ha già riconvertito la Metro di Padova che è stata trasformata in “Piazza Affari” con la merce a bancale, mentre a Verona è stato rinnovato il contratto di solidarietà: solo la filiale di Treviso, per ora, è in attivo.
Immediatamente è stato proclamato lo sciopero, previsto per sabato 7 novembre in corrispondenza con quello nazionale del comparto terziario. Possibile che in quell’occasione ci sarà un presidio al magazzino, ma la notizia è fresca e ancora non è stato elaborato un piano specifico. Nei prossimi giorni si ragionerà su quali altre iniziative mettere in atto per tentare di salvaguardare i posti di lavoro. Il messaggio dell’azienda, però, è chiaro: alternative non ce ne sono. Proprio come un anno fa, quando ha chiuso la sede di Pordenone.