Massimo Fini attacca la Fallaci: “E’ vissuta vendendo balle”

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Massimo Fini attacca duramente Oriana Fallaci. In una lunga intervista a ItaliaOggi, il giornalista la demolisce e svela degli aneddoti sulla scrittrice. Per esempio, sulla tesi che non esisteva alcun complotto dietro la morte di Pier Paolo Pasolini, Fini svela: “La tesi fu innescata da Oriana Fallaci, stando dal parrucchiere, sfogliando alcune riviste”. Insomma, “fu un’invenzione. Ora, tutti i grandi giornalisti si inventano un po’ le cose. Prenda Indro Montanelli (…) Curzio Malaparte (…), forzavano, inventavano perché sapevano che a volte il verosimile è più vero del vero. Inventavano in funzione della verità”.

Mentre Oriana, continua Fini, “era abituata all’invenzione a puro titolo narcisistico e questa del complotto di Pasolini nasce perché lei non poteva stare fuori da questa vicenda. Non poteva rimanerne estranea”.

Leggendo delle cose postume Fini sostiene che la Fallaci “fosse una grande amica di Pasolini quasi amante se lui non fosse stato omosessuale. Ora io che l’ho conosciuta nel suo momento migliore, ossia quando la Fallaci stava con Alexandros Panagulis non l’ho mai sentita parlare di Pasolini” e viceversa.

Una delle balle della Fallaci riguarda la strage dei giochi olimpici del 1968. Lei disse: “Tre pallottole mi entrarono nel costato”. Ma, spiega Fini, non era vero. Il suo fotografo Gianfranco Moroldo raccontò “che lei stava alla finestra a guardare giù quando una bomba carta fece andare in frantumi i vetri e probabilmente lei si prese delle schegge di vetro, non proiettili”.

(In realtà, durante il massacro di Tlatelolco, Oriana si trovava in un grattacielo sovrastante la piazza per controllare al meglio le azioni fra manifestanti e forze dell’ordine. Ferita da un elicottero in volo, fu creduta morta e portata in obitorio, dove un prete si rese conto che era ancora viva. La giornalista riportò tre ferite d’arma da fuoco. come scrive anche wikipedia, ndr)

Era poi “convintissima d’essere seguita dalla Cia”. “Era convinta di essere perseguitata. Io sorridevo di questa megalomania, tra me e me, ritenendola innocente. Poi ho pensato che tanto innocente non fosse”. Fini racconta di quella volta in cui “prese a calci” una delle segretarie, “tanto che dovettero intervenire un paio di colleghi”. libero