Gli italiani hanno perso le chiavi di casa. L’Italia è in totale smarrimento

Gli italiani hanno perso le chiavi di casa. L’Italia è in totale smarrimento: politico, sociale, culturale, ideologico e religioso.

di Armando Manocchia @mail

Armando Manocchia
Armando Manocchia

Il 18 novembre si terrà una manifestazione nazionale davanti a tutte le Prefetture d’Italia.

L’invasione islamica programmata, incompreso flagello subito passivamente, testimonia il totale smarrimento politico e sociale, sia culturale che religioso, del nostro Paese. La società italiana sta perdendo il senno, il senso della vita, l’uso della ragione ed è sempre più malata di quel cancro morale, alimentato proprio da coloro che piu’ si definiscono progressisti e illuminati, democratici e liberali.

Il degrado istituzionale, che da sempre si accompagna all’arretramento culturale,  vive e vegeta grazie a quella cloaca di politici senza amor di Patria che venderebbero le loro madri, le loro mogli e i loro figli per il dio denaro, unico ‘valore’ che conoscono. A questo si aggiunga una Chiesa in forte crisi di fede, di identità, di vocazione e di moralità.

Gli attori delle presunte Istituzioni politiche e religiose, asserviti alle logiche e politiche di globalizzazione della finanzia mondialista, attraverso il think tank del multiculturalismo e del relativismo (leggasi becero buonismo), hanno dato vita all’immigrazionismo che ha prodotto l’imbarbarimento della nostra società.

L’immigrazionismo è una ideologia arrogante, prepotente, intollerante e criminale – imposta ai Paesi membri (sudditi) della Ue, pena ricatti di ogni ordine e grado, e la convinzione di questa cloaca di benpensanti  –  che sta facendo affluire in Europa un numero imprecisato d’immigrati (un organismo americano negli anni 2000 chissà perché parlava di 167 milioni), rigorosamente extra-comunitari e a maggioranza musulmana, in numero così alto e con una cultura che è l’antitesi della nostra, al punto da alterare definitivamente la natura stessa della nostra società, a partire dalla nostra umanità, dalla nostra cultura, dalla nostra civiltà e per finire alla nostra identità.

Sebbene possa generare problemi contingenti, sia nel breve che nel lungo periodo, questa invasione di massa è considerata dagli immigrazionisti un fenomeno eticamente e culturalmente positivo, soprattutto dal punto di vista economico (l’unica cosa che interessa) e quindi reclutare manodopera a basso costo, scevra da pretese sindacali, con doveri che sormontano i diritti e quindi vantaggioso per (loro) l’Europa.

Non posso non stigmatizzare il singolare e significativo discorso di Mattarella che qualche giorno fa ha avuto l’incoscienza e l’indecenza di dire: “Nel nostro Paese come in tutta Europa abbiamo bisogno di ripristinare il senso della comunità per capire che si è sé stessi se ci si fa carico anche degli altri“.

Al sedicente presidente di questo Stato fantoccio della Ue, a sua volta asservita alle politiche coloniali degli Usa, facciamo rispondere da Sarason e Mc Millan e Chavis:

I processi attraverso il quali gli individui si riconoscono in una comunità rappresentano e costituiscono il senso di comunità, che secondo Sarason (1974) si riferisce a “la percezione di similarità con altri, una riconosciuta interdipendenza, una disponibilità a mantenere tale interdipendenza offrendo o facendo per altri ciò che ci si aspetta da loro, la sensazione di appartenere a una struttura pienamente stabile e affidabile“.

Mc Millan e Chavis (1986) illustrano le componenti psicologiche del senso di comunità, l’appartenenza è definita come il sentimento di fare parte di una comunità. I suoi elementi costitutivi sono: i confini che consentono di definire chi fa parte e chi è escluso dalla comunità, e quindi favoriscono i processi di identificazione; un sistema condiviso di simboli che da un lato rafforza i confini rispetto all’esterno, all’altro rafforza la coesione all’interno della comunità; il senso di sicurezza emotiva, che consegue all’avere dei legami significativi con le persone e con il territorio; l’investimento personale, ovvero il contributo che si da alla comunità sia in termini materiali che immateriali. L’influenza si riferisce alla possibilità del singolo di partecipare e dare il proprio contributo alla vita della comunità in un rapporto circolare. La comunità che attrae l’individuo sarà anche quella in cui egli avrà la possibilità di fare sentire la sua voce, e che per “tutta risposta” si avvale del contributo dei suoi membri per crescere e migliorare. L’idea di influenza rimanda al contributo che ciascuno può dare attraverso forme di azione e partecipazione collettiva, spontanea o organizzata. Anche la possibilità di esercitare un controllo sull’ambiente nel senso di modificarlo e migliorarlo contribuisce ad accrescere il senso di influenza e potere nella propria comunità (Martini e Sequi, 1996).

L’integrazione e la soddisfazione dei bisogni si riferiscono alla possibilità che gli individui nella comunità trovino soddisfazione ai propri bisogni in ragione dell’appartenenza al gruppo. La consapevolezza di potere soddisfare i propri bisogni all’interno della comunità accresce la coesione sociale che è rinforzata dal fatto che i membri acquisiscono status all’interno del gruppo in funzione delle proprie competenze e capacità. Il riconoscimento che la soddisfazione dei bisogni individuali può passare anche attraverso la soddisfazione dei bisogni collettivi, a sua volta rinforza il significato dell’appartenenza e il riconoscimento dell’interdipendenza dei processi individuali e collettivi. La connessione emotiva condivisa è un altro dei fattori determinanti nell’identificazione del senso di comunità e si riferisce alla qualità dei legami e alla condivisione di una storia comune. Le sue componenti sono: la frequenza e la qualità delle interazioni (contatti più frequenti favoriscono lo sviluppo di relazioni positive); la condivisione di esperienze (storia e momenti significativi) nella comunità. La storia della comunità, testimonia la capacità della comunità di affrontare le situazioni critiche, ed è costellata di eventi, che tanto più sono condivisi, (ad esempio attraverso celebrazioni) tanto più diventano significativi per la collettività stessa.”

 

Ora, se è vero che quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere, non serve ergere muri di cemento o barriere di filo spinato, quello che serve è ciò che ci salverà: donne e uomini che si impegnino a coltivare la fede per la nostra Patria, la difesa dei nostri territori, l’amore per la nostra cultura, la passione per i nostri valori, le battaglie civili per la nostra civiltà, la guerra – se necessaria- per la nostra identità. Insomma, se qualcuno non è disposto a lottare per le sue idee e i suoi valori, o le sue idee e i suoi valori non valgono nulla, o non vale nulla lui.

Questa è l’unica via per sopravvivere alle invasioni barbariche imposte attraverso guerre economiche create ad hoc. Soltanto facendo sopravvivere l’amore per gli italiani e la lealtà per la Nazione, la fede per la Patria può oggi rinascere l’Italia e con essa la vita, quella qualità di vita che, dal dopoguerra per oltre mezzo secolo, il mondo intero ci ha invidiato.

E’ arrivato il momento di scegliere, tra la sudditanza dell’italiota al Nuovo Ordine Mondiale o la fierezza dell’italiano che reagisce, si rivolta, si ribella e non si lascia vessare, punire, impoverire, indebolire, suicidare.

Oriana Fallaci scriveva che ‘il declino dell’intelligenza è declino della Ragione.
E tutto ciò che oggi accade in Europa, in Eurabia, ma soprattutto in Italia è declino della Ragione.
Prima d’essere eticamente sbagliato è intellettualmente sbagliato. Contro Ragione.
Illudersi – come fanno quasi tutti – che esista un islam buono e un islam cattivo ossia non capire che esiste un islam e basta, che tutto l’islam è uno stagno e che di questo passo finiamo con l’affogar dentro lo stagno, è contro Ragione.

Accettare passivamente le sciocche o ciniche menzogne che ci vengono somministrate – dai media di regime – come l’arsenico nella minestra è contro Ragione.
Assuefarsi, rassegnarsi, arrendersi per viltà o per pigrizia – come fa la maggioranza degli italiani – è contro Ragione.
Morire di sete e di solitudine in un deserto sul quale il Sole di Allah brilla al posto del Sol dell’Avvenir è contro Ragione.

E’ contro Ragione anche sperare che l’incendio si spenga da sé grazie a un temporale o a un miracolo della Madonna.
Noi siamo consapevoli che il Paese è diviso dalla faziosità politica e che è avvelenato dalle meschinerie, dalle gelosie e dalle invidie all’interno stesso dei partiti.
Sappiamo bene che i governanti non riescono a stare insieme nemmeno quando condividono le stesse idee, progetti e valori, perché oltre a perseguire la visibilità, a dare sfogo alla loro vanità, sono gelosi e biliosi e finiscono per dimostrare a tutti quanto sono mediocri, quanto sono piccini inseguendo soltanto i propri interessi personali o di partito e delle lobby per cui lavorano.

Perciò, Cittadino Italiano, invece di rassegnarti e arrenderti passivamente, lotta, protesta, combatti insieme a noi contro questo sistema corrotto.

Il 18 novembre, armati del Tricolore, e scendi in piazza con noi. Saremo davanti alla tua Prefettura per un Sit-in simultaneità con le altre manifestazioni – dalle 19 alle 21 – davanti alle Prefetture di tutta Italia, per protestare contro il terzo governo abusivo, incostituzionale e dittatoriale che ci impone il genocidio culturale e identitario, sostituendo la popolazione italiana con orde di allogeni prelevati in paesi con razze e culture che nulla hanno a che vedere con la nostra con lo scopo di creare una nuova razza meticcia e un nuovo continente eurabico.

Il 18 novembre scendi in piazza con noi Cittadini Italiani per dire NO all’islamizzazione del nostro Paese, l’Italia ha una storia che dura da almeno tremila anni, e che ti piaccia o no, la sua identità culturale non prescinde dalla religione Cattolica. Quindi diciamo NO all’islamizzazione!