Gender a scuola, madre ritira la figlia: ”Così confondono i bambini”

 

Quando hanno saputo che nella classe della loro figlia erano state lette delle favole ‘gender’, hanno deciso di far cambiare istituto alla piccola, che frequenta le elementari nella provincia di Massa Carrara. “Insegno a mia figlia a rispettare tutti – ha detto la madre della bambina – ma non accetto che le si possa dire che un giorno potrebbe non essere più una donna“. L’iniziativa scolastica rientra in un progetto finanziato dalla Regione, Liber* Tutt*, arrivato alla seconda edizione: già nel 2014 ha coinvolto 35 scuole del territorio e 1100 alunni.

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La famiglia della piccola, però, sostiene di non esserne mai venuta a conoscenza. “A nostra figlia – ha continuato la donna – hanno cercato di insegnare che non esistono l’uomo o la donna, ma che siamo ciò che ci sentiamo di essere in quel momento. Stanno confondendo i bambini e lo fanno con le favole”.

La decisione della famiglia di Massa Carrara è scattata il 6 ottobre: il giorno precedente, nella classe frequentata dalla bambina erano state raccontate le favole ‘Una bambola per Alberto’ e ‘La principessa e il drago’. La prima racconta di un bambino al quale i genitori danno solo giochi ‘da maschi’, mentre lui vorrebbe giocare con le bambole. La seconda è la storia di una principessa che si salva da sola dal drago malvagio, perché non ha bisogno di un principe che la aiuti.

Sull’argomento è intervenuto anche il vescovo di Massa Carrara e Pontremoli, monsignor Giovanni Santucci: “Credo che se un genitore ha ritenuto opportuno un gesto del genere, allora sia giusto che l’abbia portato a termine”, ha detto.

Sul web alcune mamme si sono dette pronte a trasferire i loro figli, anche in altre città, se nelle scuole della zona si continueranno a raccontare favole gender. In diversi consigli comunali e in consiglio regionale i gruppi di Fi, FdI e Lega hanno presentato mozioni e interrogazioni. Per il 6 novembre il comitato “Difendiamo i nostri figli” ha organizzato un incontro. Quello di Massa Carrara “è solo il primo caso – ha detto Toni Brandi, presidente di ProVita – ma diventerà sempre più necessario che i genitori affermino i loro diritti riguardo all’educazione dei figli attraverso azioni forti”. In Liguria, il Consiglio regionale ha approvato mozioni per dire no alla ‘teoria gender’ nelle scuole. ansa