Mozambico: progetto elettrico per Malawi bloccato dalla Banca Mondiale

Come fanno i Paesi Terzi a combattere la povertà se manca loro l’energia?

Il progetto di interconnessione elettrica tra Mozambico e Malawi, per aiutare il Paese a minimizzare la crisi energetica, e’ stato rimandato ‘sine die’.
Lo ha annunciato il ministero dell’Energia e delle Risorse minerarie spiegando che il progetto, finanziato dalla Banca Mondiale per 48 milioni di dollari, e’ in attesa di uno studio di fattibilita’. La richiesta di elettricita’ del Malawi e’ di 300 megawatts contro una produzione domestica di 200 megawatts.

Il segretario permanente del ministero, Bem Botolo, ha spiegato che due team tecnici si stanno incontrando regolarmente per identificare i principali ostacoli alla realizzazione del progetto. Il Mozambico e’ uno dei principali esportatori di elettricita’ nella Comunita’ di sviluppo sudafricana, Sadc, grazie alla diga Cahora Bassa costruita sul fiume Zambesi che ha la capacita’ di generare 2000 megawatts. (AGI) Moy/Tig

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in Malawi (fonte Programma alimentare mondiale) oltre 2,8 milioni di persone stanno per affrontare la peggiore crisi alimentare della storia del Paese, dopo una tragica alluvione, seguita da una grave siccità, che ha distrutto i raccolti. «La gente ormai cerca tra gli alberi di mango un frutto che aiuti ad avere qualcosa da mangiare – ci scrive da Balaka padre Piergiorgio Gamba, missionario monfortano –. E per la prima volta in modo molto sentito la gente del Malawi si chiede a cosa serve andare per il mondo a raccontare la propria miseria quando nessuno ascolta. Discorsi che si perdono nel nulla in un mondo che non riesce a fare spazio agli ultimi». Chissà se qualche analista di Banca Mondiale, intento nel compilare 300 pagine di report sul calo della povertà nel mondo, si è recentemente fatto vedere nei tanti Malawi di cui è ancora disseminato il pianeta.

L’ottimismo di chi, come il capo di Banca Mondiale, sostiene che i numeri «ci dicono che potremmo esser la prima generazione nella storia umana che può porre fine alla povertà estrema», va poi a cozzare contro altri elementi. L’indice Ibrahim – appena elaborato, come ogni anno, dalla Fondazione Mo Ibrahim – sostiene che un terzo dei Paesi africani, 21 su 54, ha visto la sua governance degradarsi dopo il 2011. Sicurezza e stato di diritto, partecipazione e diritti dell’uomo, sviluppo economico sostenibile e sviluppo umano: sono tutti elementi senza un miglioramento dei quali è difficile fare progressi su altri fronti come lotta a fame e povertà. Cosa sta facendo la comunità internazionale – includendo organismi come Banca Mondiale e Fondo monetario internazionale – per sostenere la buona governance in Africa?