E’ un ritorno in grande stile quello del grande vecchio Henry Kissinger. E il messaggio è chiaro: serve un nuovo ordine mondiale, con le grandi potenze che devono tornare a dialogare e, soprattutto, a trovare soluzioni. Sul Wall Street Journal ha indirizzato parole chiare al presidente degli Stati Uniti Barack Obama, parlando della crisi siriana: “Tutti gli equilibri geopolitici del Medio Oriente sono a pezzi. L’America ha bisogno di una nuova strategia, oggi stiamo perdendo la nostra capacità di condizionare gli eventi. Un accordo con Vladimir Putin può essere compatibile con i nostri obiettivi: la distruzione dello Stato Islamico è più urgente della cacciata di Assad“.
E giovedì parteciperà in videoconferenza al ‘secondo Congresso di Vienna‘, l’evento che vedrà riuniti esperti di geopolitica che arriveranno nella capitale austriaca da Usa, Russia, Cina, Europa, Medio Oriente, alla presenza di osservatori di diversi governi.
L’organizzazione dell’evento è curata da una fondazione canadese che lavora per la pace, la Chumir Foundation for Ethics in Leadership, col sostegno del governo austriaco. I contributi arrivano da grandi università di tutto il mondo come Harvard, Columbia, Georgetown, Oxford, grandi think tank internazionali, oltre alle accademie di Stato di Mosca e Pechino. Tra gli osservatori anche la Comunità di Sant’Egidio. Regola per il confronto la ‘Chatham House Rule’, ovvero niente virgolettati o nomi dei partecipanti.
Lo scopo, sia chiaro, non è quello di celebrare il passato ma di pensare a un nuovo ordine per il futuro. Come spiega Kissinger, l’obiettivo deve essere “trovare un meccanismo attraverso cui le maggiori potenze possano consultarsi e cooperare sui temi più importanti”.
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