L’aereo abbattuto in Ucraina e il vaticinio olandese

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di Davide Malacaria

L’Ufficio olandese per la sicurezza aerea ha vaticinato: è stato un missile Buk ad abbattere il boeing della malaysian airlines sui cieli ucraini, tragedia che ha incendiato ancora ci più il conflitto tra Kiev e i ribelli filo-russi del Donbass. Abbiamo usato il termine vaticinio perché rende l’idea di quanto si sta consumando attorno a questa strana inchiesta che si dipana con una velocità bradipica, dove le dichiarazioni pubbliche più che dar conto di fatti accertati appaiono responsi enigmatici che lanciano segnali e rimandano a oscure rivelazioni future.

La tragedia è avvenuta nel settembre del 2014: ci sono voluti otto mesi per avere il primo responso degli aurispici olandesi. E il primo vaticinio ha rivelato una verità sconvolgente: l’aereo è stato colpito dall’esterno da oggetti ad alta energia. Dieci mesi per scoprire ciò che era noto a tutto il mondo un’ora dopo i fatti: l’aereo è stato abbattuto, non è caduto per un incidente.

Tre giorni fa, a distanza di quindici mesi dall’avvenimento, il secondo vaticinio: a causare l’abbattimento dell’aereo è stato un missile Buk di fabbricazione russa.

Un nulla di fatto, dal momento che era la possibilità più accreditata (almeno in Occidente), che però molti hanno usato per rimettere mano all’usata narrativa anti-Putin. Qualcuno non ha resistito alla tentazione e ha giocato sull’ambiguità, come ad esempio il Corriere della Sera, il quale ha titolato: «Fu un missile russo ad abbattere il Boeing malese in Ucraina».

In realtà quel missile russo, il Buk appunto, è in dotazione anche all’esercito ucraino. Tanto è vero che la sicurezza aerea olandese non accusa nessuno, cosa che peraltro non è di sua competenza dal momento che c’è un’altra inchiesta, sempre olandese, incaricata di accertare i colpevoli (una duplicazione investigativa che sembra rendere ancora più farraginoso il procedere).

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I russi hanno protestato spiegando che l’inchiesta non ha tenuto in alcun conto dei tanti elementi che avevano prodotto loro e mostrato a suo tempo a tutto il mondo. Anzitutto il monitoraggio delle attività dei sistemi missilistici terra-aria Buk dell’esercito ucraino, che aveva evidenziato un picco di attività di tali armamenti proprio nel giorno della tragedia (tra l’altro, dal momento che i ribelli non hanno aviazione, ha suscitato interrogativi la decisione di portare dei sistemi antiaerei, una decina circa, a ridosso del fronte). Inoltre i russi avevano reso pubblici i tracciati dei loro radar che mostravano un aereo militare di Kiev, un Sukhoi25, a ridosso del velivolo malese proprio al momento dell’abbattimento.

Non solo. Mosca ha fatto notare che non è stato preso in considerazione neanche quanto riferito dall’industria che fabbrica i sistemi missilistici incriminati, ovvero che i Buk in dotazione all’esercito russo sono diversi da quelli di vecchia generazione, oggi in dotazione all’esercito ucraino, e producono altri effetti sui loro obiettivi (sul punto vedi lantidiplomatico). Particolare non secondario: se sono stati i ribelli ad abbattere l’aereo, il Buk assassino doveva essere stato fornito loro dai russi dal momento che non ne possedevano (immagini che avrebbero dovuto provare la sottrazione all’esercito regolare di questi sistemi d’arma da parte dei ribelli sono state smentite in maniera alquanto banale).

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epa04325666 A Malaysian expert (C) checks one of the two black boxes of the crashed Malaysian Air airliner flight MH17 after they were handed over by separatists to a Malaysian delegation, during a press conference organized in Donestk, Ukraine, 22 July 2014. Separatists handed the two black boxes to a Malaysian delegation, after a deal with Malaysian Prime Minister Najib Razak has been accomplished. A Malaysia Airlines Boeing 777 with more than 280 passengers on board crashed in eastern Ukraine on 17 July. The plane went down between the city of Donetsk and the Russian border, an area that has seen heavy fighting between separatists and Ukrainian government forces. EPA/ROBERT GHEMENT

Malaysia Airlines plane crashes in eastern UkraineInchiesta davvero strana quella olandese, che va di vaticinio in vaticinio, nonostante abbia a disposizione la scatola nera dell’aereo, quella che i separatisti del Donbass consegnarono alle autorità malesi intatte, come mostrato in mondovisione (vedi foto). Particolare non da poco: fossero loro i responsabili del crimine avrebbero avuto tutto l’interesse a non farlo; e ci sono molti modi di far sparire un apparecchio del genere.

Per inciso, in occasione della tragedia del Germanwings si ricorderà che che dopo soli due giorni, proprio grazie alla scatola nera, sapevamo tutto quel che era accaduto su quell’aereo maledetto, nei minimi dettagli, compreso il ritmo respiratorio del pilota…

Non solo: i radar ucraini battevano la zona sia per vigilare sulla frontiera russa sia per seguire il traffico aereo civile. Possibile che non hanno registrato nulla? E se invece hanno registrato il lancio del missile, come altamente probabile, perché a distanza di quindici mesi dai fatti ancora nessuno ha letto tali registrazioni? Davvero ci vuole così tanto per un’operazione così facile? Stesso ragionamento vale per le registrazioni dei satelliti Usa, uno dei quali secondo i russi – particolare mai smentito – in quelle ore era posizionato proprio sopra l’Ucraina…

In realtà il vaticinio recente produce due risultati. Il primo, evidente, scagiona in parte Kiev, dal momento che se è stato un missile terra-aria ad abbattere il boeing malese, il Sukhoi25 individuato nei tracciati radar russi non c’entra nulla (ma i russi non sono poi così convinti che si sia indagato a fondo in questa direzione; e non solo loro).

Resta comunque una domanda riguardo questo particolare: quel Sukhoi, pur ammettendo che non abbia sparato, era là. Tanto è vero che anche le autorità di Kiev, ribattendo alle accuse russe, non hanno negato, anzi hanno confermato pur precisando che non era armato di missili.

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Possibile che anche questo velivolo non ha registrato nulla? Nessuno sa chi ne era il pilota, né si sa se sia mai stato interrogato in proposito, Né si può sapere se le registrazioni di bordo del suo velivolo siano state oggetto di indagine. Si trovava a due passi: davvero non ha visto e registrato niente? In genere nelle indagini di polizia la prima cosa che si fa è sentire i testimoni oculari…

E veniamo al secondo effetto di questa rivelazione. In questo momento Putin sta riemergendo dall’angolo nel quale era stato costretto proprio dalla crisi ucraina. Il suo intervento in Siria lo ha anzi rilanciato più di prima, ponendolo al centro della scena politica internazionale.

Il vaticinio olandese, rilanciando la narrativa mainstream sull’areo abbattuto, sembrava destinato a proiettare nuove sinistre ombre sulla sua figura. E a creare nuove difficoltà tra Mosca e Washington, proprio in un momento in cui sembra possibile una loro convergenza (alcuni analisti dicono inevitabile) sulla crisi siriana e su altro.

Invece la bomba si è rivelata un petardo: il vaticinio olandese è stato consegnato al basso profilo mediatico e politico. Non è un particolare da poco, dal momento che solo un mese fa avrebbe avuto tutt’altro destino.

E in fondo l’importanza di questa vicenda sta tutta qua: segnala che qualcosa nel mondo è cambiato, che per tanti ambiti occidentali, e non solo, Putin non è più il cattivo dei film americani, ma un interlocutore con il quale è sempre più necessario riprendere il filo del dialogo per tentare di rimettere un po’ in ordine nel caos che abita il mondo.

Davide Malacaria piccolenote