Il Venerdi’ della collera palestinese a Gerusalemme e in Cisgiordania ha scatenato una nuova ondata di violenze. L’attacco piu’ grave e’ stato finora l’incendio appiccato dai palestinesi alla tomba del profeta Giuseppe, a Nablus.
La polizia, dispiegata in massa, ha vietato l’accesso alla Spianata delle Moschee, epicentro delle recenti tensioni, ai maschi sotto i 40 anni. Alla Porta di Damasco, la polizia ha bloccato un 13enne palestinese trovato in possesso di un coltello mentre a Kiryat Arba, insediamento alle porte di Hebron, un soldato di 20 anni e’ stato accoltellato da un palestinese che e’ stato poi ucciso dalle forze di sicurezza.
Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha esortato a “continuare l’Intifada a Gerusalemme e a intensificare la resistenza”, avvertendo che “qualsiasi tentativo di sedarla deve essere impedito”.
All’alba, un gruppo di palestinesi ha incendiato alcune parti del complesso della Tomba di Giuseppe a Nablus, in Cisgiordania, con bottiglie molotov.
L’incendio dimostra che “solo Israele e’ in grado di proteggere i luoghi santi di tutte le religioni a Gerusalemme”, ha commentato il direttore generale del ministero degli Esteri israeliano, Dore Gold, per il quale questo “dimostra chiaramente cosa succederebbe ai luoghi santi a Gerusalemme se finissero nelle mani della leadership palestinese”. Un’affermazione che, con la situazione incendiaria sulla Spiana delle Moschee, riaccende i sospetti palestinesi che Israele voglia modificare lo status quo dei luoghi santi.