Il Pentagono sta “valutando” se gli Stati Uniti debbano usare la forza militare per proteggere i ribelli anti-Assad da essi addestrati in Siria, se questi vengono bersagliati dai raid della Russia.
Lo si apprende da fonti ufficiali del dipartimento della Difesa Usa, anche se finora il segretario alla Difesa, Ash Carter, ha rifiutato di parlarne. Il timore è che fra Russia e Stati Uniti si inneschi una pericolosa escalation di contatti armati. Secondo le fonti americane, si sta discutendo del progetto tra i vertici militari e i dirigenti politici del Pentagono, dove si valutano i pro e i contro e i rischi connessi a un’eventuale uso della forza in risposta agli attacchi russi.
Del resto già nei mesi scorsi si era detto che i ribelli addestrati in America o dall’America avrebbero ricevuto appoggio dalle forze aeree nel caso di attacchi da parte delle truppe di Assad o dell’Isis.
E mentre Washington ha nuovamente insistito perché i raid russi si concentrino solo ed esclusivamente sull’Isis e non sui ribelli opposti al regime di Assad (fra i quali ci sono anche quelli addestrati dagli Usa), anche gli alleati degli americani (Francia, Germania, Gran Bretagna, Qatar, Arabia Saudita e Turchia) hanno chiesto al Cremlino la stessa cosa. E in un comunicato congiunto reso noto dal ministero degli esteri di Ankara hanno espresso la preoccupazione che l’intervento militare russo “finisca per dare forza all’estremismo e alla radicalizzazione”.
Da parte sua Mosca, che continua a sostenere che gli attacchi sono diretti contro l’Isis e non contro i ribelli, ha atto sapere che i raid potrebbero durare tre-quattro mesi, anche se il presidente della Commissione Esteri della Duma, Alexei Pushkov, ammette che “c’è sempre il rischio di rimanere impantanati”. In ogni caso, al di là della durata delle operazioni, “credo che l’aspetto importante sia l’intensità: se le operazioni vengono condotte in modo più efficace sarà possibile vedere risultati”.
Interviene anche il leader ceceno Ramzan Kadyrov che vuole mandare i suoi soldati in Siria a combattere contro l’Isis: “Non dico così per dire, chiedo che ci permettano di andare e partecipare a queste operazioni speciali”.
La Siria parteciperà al terzo round di colloqui guidati dall’Onu a Ginevra per trovare una soluzione pacifica al conflitto. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri siriano, Walid Al Moualem, parlando in Assemblea Generale al Palazzo di Vetro. tgcom24
Non gli è abbastanza l’essere stati sputtanati a livello mondiale, che hanno bisogno di rincarare la dose?
Falliti economicamente e fanatici come i mediorientali, questo sono gli americani oggigiorno.