BRUGHERIO (MONZA) – Da eccellenza brianzola a “emigrante” verso Est. Dalla storia di Brugherio ai vantaggi della Cina. Con un biglietto di sola andata. Viaggia sempre più verso l’Asia la Candy, l’azienda che Eden Fumagalli fondò nel lontano 1945 a Monza. Di quella ditta, dal cuore e dall’impronta brianzola, ormai è rimasto ben poco. E ancora meno rimarrà.
L’INCONTRO – Perché, martedì, nell’incontro coi lavoratori e i sindacati, la dirigenza ha confermato l’intenzione di diminuire ulteriormente la produzione nel sito di Brugherio, dislocandola soprattutto in Cina e in Russia. Ma, soprattutto, ha annunciato che per 373 lavoratori non c’è futuro.
GLI ESUBERI – A restare a casa, non è ancora chiaro come e quando, saranno 343 operai e trenta amministratori: tutta forza lavoro che alla Candy internazionale ormai non serve più. I lavoratori, il cui contratto di solidarietà scade il 13 ottobre, avevano chiesto almeno un rinnovo alle stesse condizioni. In cambio, hanno ricevuto una porta in faccia.
I SINDACATI – “Il contratto di oggi – spiega a MonzaToday Pietro Occhiuto, segretario generale Fiom Cgil di Monza e Brianza – prevede quattro ore di lavoro e quattro in solidarietà. L’azienda, invece, vorrebbe che nel 2016 si aumentassero le ore di solidarietà, diminuendo inevitabilmente le ore di lavoro effettivo”.
VERSO I LICENZIAMENTI – Il tutto, è evidente, appare un modo per preparare il terreno per i licenziamenti. E il futuro è più buio che mai. “Noi stiamo trattando per bloccare gli esuberi per almeno un anno, ma è chiaro – ammette Occhiuto – che, finiti gli ammortizzatori sociali, l’azienda procederà con i licenziamenti”.
ADDIO LAVATRICI – “E’ palese – dice amaro – che hanno intenzione di lasciare qui a Brugherio soltanto la parte amministrativa e di chiudere, prima o poi definitivamente, tutta l’unità produttiva”. Numeri alla mano, Candy vorrebbe portare la produzione brianzola da 380mila lavatrici all’anno a 330mila: un calo di cinquantamila unità che costerebbe il posto di lavoro a 373 lavoratori.
ADDIO LAVORATORI – Per nessuno di loro, secondo quanto appreso da MonzaToday, sarebbero al momento previsti percorsi di ricollocamento o di reinserimento lavorativo. Nulla di nulla. I loro sostituti, in fondo, Candy li ha già trovati. Ma in Russia e in Cina. (da Monza Today)
In Italia fanno di tutto per chiudere le aziende. Un’impresa, oltre ai suoi operai, deve mantenere anche chi lavora per gli enti pubblici e sovrastrutture varie con una tassazione che è la più alta del mondo. Di fatto, sono costretti ad andarsene tutti. Fra la politica e i sindacati, in Italia ci sono tanti ritardati mentali, che non fanno niente per difendere le imprese. Per difendere veramente il lavoro, e non per finta, servirebbero dei sindacati che difendesse anche le imprese.
Semplice non comperare più Candy!