di Giuseppe PALMA
Ve lo ricordate il Matteo Renzi dei primi mesi? “Andremo in Europa e batteremo i pugni sul tavolo. L’Italia tornerà protagonista“.
A parte la nomina della Mogherini come lady PESC, il cui peso è totalmente ininfluente, per il resto non è cambiato assolutamente nulla. Il semestre europeo a presidenza italiana si è concluso con un NP (non pervenuto) e sul nostro peso politico tutto è rimasto come prima: in Europa non contiamo assolutamente nulla, dobbiamo solo fare le riforme che ci impone e guai ad alzare la testa.
Ma il problema è ancora più profondo. Il Presidente del Consiglio ha annunciato che dal 16 dicembre 2015 saranno abolite TASI e IMU sulla prima casa, una decisione condivisibile che incide sulle casse dello Stato per appena 5 mld di euro circa su una spesa pubblica di poco più di 800.
Eppure, nonostante la piena sostenibilità della misura, ecco che Bruxelles inizia a mostrarsi per quella che è: una dittatura! In questi giorni sono in corso estenuanti trattative tra il Governo italiano e la Commissione europea perché questa dia il suo assenso a quella che sarà la Legge di Stabilità da approvarsi entro fine anno, la quale dovrebbe contenere (il condizionale è d’obbligo) l’abolizione di TASI e IMU sulla prima casa.
Ciò detto, l’UE ha già messo le mani avanti chiedendo all’Italia di valutare se non sia il caso di destinare quei 5 mld ad altre priorità, come se la prima casa non lo fosse. Il fatto rilevante è quello che, se la Commissione UE non dovesse concedere il benestare, il Governo italiano di certo non avrà né la forza né il coraggio di forzare la mano e rinuncerà ad adottare la misura!
Giunti a questo punto, che il Presidente del Consiglio sia Monti, Letta o Renzi poco cambia, la minestra – nella sostanza – è sempre la stessa: NON SIAMO PIÙ PADRONI IN CASA NOSTRA, neppure su dove e come destinare 5 mld di euro!
E dire che Renzi aveva promesso di andare a Bruxelles per battere i pugni sul tavolo. Diciamo che a Bruxelles ci è andato, ma appena ha chiuso il pugno qualcuno gli ha tirato uno scappellotto! E il nostro Presidente del Consiglio se ne è tornato a Roma con le tasche vuote… o forse piene, dipende dai punti di vista.