Milano – E’ finita nella bufera Maryan Ismail, somala, musulmana e membro della segreteria metropolitana del Partito democratico. La Ismail ha sostanzialmente criticato – in una intervista al Giornale – il bando per i nuovi luoghi di culto (tra cui due moschee) indetto da Palazzo Marino, che proprio di recente ha visto l’assegnazione definitiva. “Rea”, la Ismail, di avere affermato che “non entrerà” nella moschea del Caim a Lampugnano perché sarà gestita da una realtà che “mischia la politica con la religione”.
Maryan Ismail avrebbe preferito una grande moschea “neutra”, quindi non marchiata da questa o quella associazione, e numerose piccole realtà sul modello metropolitano.
Il problema è che il bando sulle moschee, oltre ai ritardi accumulati, dovrà fare i conti con un passaggio in consiglio comunale che si annuncia a dir poco burrascoso. Il Partito democratico non gradisce, quindi, i “distinguo” a posteriori. E infatti il segretario Pietro Bussolati ha spiegato che quella di Ismail è “una posizione personale”, che “non è questo il modo di portarla avanti” e che “valuterà lei cosa fare”. E’ il momento peggiore per dividersi, insomma.
Il Pd, però, sembra piuttosto compatto nella difesa del bando così com’è. L’assessore al welfare Pierfrancesco Majorino, del resto, aveva sempre auspicato che, chiunque vincesse, poi le associazioni “si parlassero” tra di loro, per evitare appunto una moschea troppo marchiata ed escludente. Inoltre una moschea neutra si sarebbe forse potuta costruire soltanto con soldi pubblici, cosa politicamente impossibile.
Ismail motiva la sua opinione spiegando che, da musulmana africana, conosce bene la commistione tra politica e religione. Nel suo Paese, la Somalia, i terroristi impazzano. Nel marzo del 2015 il fratello Yusuf, delegato somalo all’Onu di Ginevra, è stato ucciso in un attentato a Mogadiscio. Tuttavia, dal suo stesso partito ora la criticano con ferocia. Così, ad esempio, la consigliera comunale Rosaria Iardino: “Riguardo alle posizioni assunte da Maryan Ismail mi dispiace molto che alcuni interessi, diversi da quello di garantire il diritto di culto, offuschino la visione di una Milano molto accogliente”. Una frecciata? Chissà.
Una delle aree, quella dell’ex Palasharp in zona Lampugnano, è stata assegnata al Caim (Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano, Monza e Brianza), in passato al centro di polemiche perché considerato vicino ai Fratelli musulmani egiziani e tacciato dall’ex magistrato Stefano Dambruoso, oggi deputato di Scelta Civica, di avere al suo interno componenti finite nelle black list di altri Paesi.
MANDIAMOLI IL PETRARCA DETTO L’ARETINO : DI TUTTI DISSE MALE , MENO DI DIO – ECC… ECC…
E’più sincera un’islamica di tutto il PD!