Arrigo Boldrini “è stato con coerenza uomo di partito ma non è mai mancato in lui il senso di una responsabilità nazionale, di una fedeltà patriottica. Sin da quando, ancora molto giovane, scelse la Resistenza e organizzò le brigate di cui divenne comandante”.
Lo scrive il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato n occasione del convegno “Ricordo di Arrigo Boldrini a cento anni dalla nascita”.
“Per il suo coraggio e la capacità di guida, le autorità alleate -ricorda il Capo dello Stato- gli conferirono nella piazza di Ravenna appena liberata la Medaglia d’Oro al Valor Militare. E proprio la valenza unitaria di questo riconoscimento solenne divenne per lui una guida nell’impegno pubblico, a partire dall’Associazione nazionale partigiani di cui è stato presidente dalla fondazione fino a quando le forze lo hanno sorretto”.
“Dare continuità ai valori e agli ideali della liberazione è stato il centro dell’azione politica di Boldrini e dell’Anpi, e anche della missione educativa e culturale volta a coinvolgere le nuove generazioni. La responsabilità nazionale comporta il riconoscimento e il primato del bene comune, e questo Boldrini lo ha dimostrato nella costante difesa delle istituzioni democratiche e nella fermezza con cui ha combattuto il terrorismo e l’eversione”.
Adnkronos
——————————-
L’EORE DI MATTARELLA E DEI PARTIGIANI
Una lettera. Dice G.F.Stella, autore di titoli come “Crimini partigiani” e “Ravennati contro”, di aver compreso che altre torture ai limiti dell’immaginazione erano state praticate in base alla testimonianza di una lettera di Vittorio Tabanelli, figlio del del medico condotto Giacomo, scritta all’indomani della dipartita del on. Boldrini; voce fuori dal coro esaltante l’ex capo partigiano:
«vorrei chiarire un aspetto quasi sconosciuto del defunto pluridecorato per meriti resistenziali. Si tratta di una verità mai indagata a livello politico e giudiziario. Boldrini era approdato al movimento della Resistenza per poi comandare la 28esima Brigata Garibaldi Mario Gordini nella Romagna e confine Veneto. A guerra finita, dal 29 aprile al 10 maggio, la Brigata comandata da Boldrini con commissario politico Gino Gatta, poi primo sindaco di Ravenna, su ordine di Bulow organizzò nella zona di Codevigo-Bussolengo un feroce rastrellamento di giovani ex militari della RSI già smobilitati ed in movimento per tornare a casa. In tutto furono torturati e fucilati 106 giovani, sepolti a Codevigo in 3 fosse comuni ( ero presente all’esumazione nel 1962 e vidi che molti erano stati legati con il fil di ferro, le mani trapassate da chiodi di 20 cm con i quali erano stati inchiodati alle porte delle stalle e poi finiti con un chiodo alla nuca), 17 sepolti a St. Margherita, 12 a Brenta D’Adda, 15 a Santa Maria, 18 a Punta di Brenta. Un macello di 168 giovani.
Qui il testo completo CRIMINI PARTIGIANI PROVATI >>>>>
Non sarebbe forse giusto rettificare la memoria di colui che ne è comprovato il disonore?