Missione UE: Forza militare contro gli scafisti, barconi distrutti e migranti in Italia

L’Unione europea ha dato oggi il via libera alla seconda fase della missione Eunavfor Med, che prevede l’uso della forza militare in acque internazionali contro i “passatori” di migranti che operano a partire dalla Libia, sequestrando e – se necessario – distruggendo barconi per smantellare le organizzazioni dedite al traffico di esseri umani.

LA MISSIONE EUNAVFOR MED: La missione è stata attivata in base alle decisioni del Consiglio europeo del 18 maggio scorso ed ha il suo quartier generale a Roma. Il comandante è l’ammiraglio Enrico Credendino. Obiettivo dell’operazione è contrastare le organizzazioni criminali associate al traffico e sfruttamento di migranti attraverso il Mediterraneo e ridurre il flusso migratorio via mare. Alla missione aderiscono al momento 14 nazioni europee: Italia, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Slovenia, Grecia, Lussemburgo, Belgio, Finlandia, Ungheria, Lituania, Paesi Bassi, Svezia.

LA PRIMA FASE: E’ stata avviata il 27 giugno 2015, con il dispiegamento degli assetti nell’area di operazioni del Mediterraneo centrale, nel tratto prospiciente le coste libiche, al comando del contrammiraglio Andrea Gueglio quale Force Commander (FCdr), imbarcato sulla Portaerei Cavour. Sin dal loro inizio, tutte le operazioni sono state orientate alla raccolta di informazioni d’intelligence, attraverso satelliti, droni, intercettazioni elettroniche. Un lavoro di ricerca e registrazione dati svolto in preparazione alle fasi successive dell’intervento. Parallelamente, i Paesi europei interessati hanno proceduto al salvataggio di circa 1.500 migranti in mare con regole d’ingaggio simili alla missione italiana Mare Nostrum. La prima fase dell’operazione si concluderà il 30 settembre prossimo.

LA SECONDA FASE: E’ stata approvata oggi dall’Ue con l’obiettivo di identificare i barconi e distruggere i mezzi dei trafficanti nelle acque internazionali del Mediterraneo. Il via libera consentirà alla missione navale Ue di effettuare abbordaggi, perquisizioni, sequestri e dirottamenti di navi sospettate di essere impiegate per il traffico di esseri umani, nel quadro del diritto internazionale applicabile, inclusa la Convenzione delle Nzioni unite sul diritto del mare (Unclos). Nel caso in cui dovessero trovarsi migranti a bordo, saranno salvati e trasportati in Italia, dove verranno eventualmente esaminate le loro richieste di asilo. A loro volta, i barconi saranno distrutti o resi inutilizzabili. Il personale a bordo delle navi da guerra europee, allo stesso tempo, potrà procedere ad arresti di “passatori” e “trafficanti”, ma a condizione di non entrare in acque territoriali libiche.

LA TERZA FASE: E’ la più delicata e complessa. Non ha ancora ricevuto il semaforo verde dell’Unione perché necessita di due condizioni imprescindibili: la formazione di un governo di unità nazionale in Libia e la richiesta da parte di quest’ultimo di un intervento dell’Onu, che deve autorizzare la missione attraverso una risoluzione del Consiglio di sicurezza. L’accordo tra le fazioni libiche per un governo unitario sembra ormai ad un passo. Secondo l’inviato Onu Bernardino Leon l’intesa tra le autorità di Tripoli e di Tobruk potrebbe essere firmata entro il prossimo 20 settembre. Intanto, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon ha previsto di organizzare “una riunione di alto livello” il 30 settembre prossimo, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu. In quella occasione, con il via libera del Paese costiero interessato, l’Onu potrebbe avviare il processo di legittimazione internazionale necessaria per l’operatività della terza fase. (askanews)