Più multietnico di così non poteva essere l’inizio delle lezioni alla “Manzoni” di Brescia, dove le due uniche prime elementari sono composte esclusivamente da alunni stranieri. Nessun “remigino” italiano quindi, ma un mix di storie personali e culture diverse che ha già messo un po’ in apprensione gli insegnanti. Diciassette bambini in una classe, 18 nell’altra. Sono nati o hanno i genitori provenienti da Cina, Sri Lanka, India, Pakistan, Moldavia e Filippine. Si tratta di un record per una scuola, nel cuore del centro città, che da anni si distingue per l’elevata presenza di stranieri.
Mai prima d’ora il numero di studenti stranieri aveva raggiunto un picco come quello di questo anno scolastico. “Lavorare in queste classi è complicatissimo”, ammettono gli insegnanti che si preparano a vivere un anno scolastico particolarmente difficile. “Alcuni bambini sono arrivati in Italia da poco e non parlano la nostra lingua – racconta una maestra – Speriamo che il provveditorato assegni presto qualcuno altrimenti lavorare così sarà impossibile, e addio a tutti i bei progetti avviati fino ad ora”.
“E’ la prima volta che si verifica una situazione simile a Brescia”, ammette dall’ufficio scolastico provinciale, il responsabile Mario Maviglia. Ma soluzioni al momento il dirigente non ne intravede. “L’unica vera soluzione sarebbe quella di unire le scuole del centro città, dove il numero di stranieri è elevato, sotto un unico istituto – ipotizza – in modo da permettere ad un preside di evitare classi di questo genere”. Progetto in chiave futura, ma non certo realizzabile ad anno scolastico iniziato.
Così le due classi di stranieri della scuola Manzoni non cambieranno. “Essendo le uniche prime elementari della scuola non vedo alternative – continua Maviglia – Daremo maggiori risorse, tra ore ed insegnanti, per rendere più facile l’insegnamento”. Quindi una replica e un auspicio per i docenti. “E’ chiaro che in queste situazioni – dice – l’insegnante svolge un ruolo diverso rispetto a quello tradizionale. “E’ educatore, psicologo – spiega – e dopo insegnante”.
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