Paesi Baltici truffano la UE: inventano falsi profughi per incassare contributi

Lettonia e Estonia per anni hanno spacciato per profughi i loro non cittadini, incassando i soldi che venivano erogati per aiutare queste persone.

 

Il termine “non cittadini” è stato coniato nei paesi Baltici per definire i russi che si erano trasferiti in questi paesi dalle altre repubbliche dell’URSS nel periodo tra il 1940 e il 1989. La schiacciante maggioranza dei non cittadini — 250 mila persone — vive in Lettonia, dove non sono considerati né cittadini, né stranieri, né apolidi. Sono invece persone con “particolare status giuridico”. Dal punto di vista dei diritti, le differenze rispetto ai cittadini riguardano ben 80 punti.

Proprio questa categoria eta stata trasformata in una fonte di guadagno. I primi a sapere la verità sono stati i tedeschi, che hanno accertato che per 6 anni, dal 2007 al 2013, Lettonia e Estonia hanno spacciato i loro non cittadini per profughi, “vendendo” la sorte infelice di queste persone, sebbene fossero state le stesse autorità di questi paesi a creare queste condizioni.

Nel periodo di cui sopra Lettonia ha ricevuto da varie organizzazioni internazionali 33 mlioni di euro. L’Estonia ha “guadagnato” di meno, ma anche il numero dei non cittadini qui è più basso — soltanto 88 mila. Inutile dire che i non cittadini non sospettavano neanche di avere un “valore aggiunto”. I soldi che arrivavano per aiutare queste persone restavano al governo, perché di profughi non si trattava.

Questa truffa probabilmente non sarebbe mai stata scoperta, se non ci fosse l’attuale crisi dei migranti in Europa. La determinazione con cui i paesi dell’Est e gli stati Baltici si sono messi a scacciare i profughi hanno spinto i tedeschi a indagare sulla storia dei loro rapporti con i migranti. Con stupore hanno saputo che, secondo i dati dell’ONU, sia Lettonia che Estonia erano tra i paesi con il numero più alto dei profughi.

Lo stupore è diventato sdegno, quando si è saputo che il numero dei profughi coincideva perfettamente con il numero dei non cittadini. La differenza tra queste due categorie è grande: i non cittadini sono un’invenzione dei paesi Baltici.

Ma quello che conta non sono soltanto le differenze semantiche. In realtà, la vita dei non cittadini differisce poco da quella degli sfollati. Vivono nelle loro case, ma non hanno diritti. Persino il Parlamento europeo, che per 20 anni aveva ignorato questo problema, adesso ha riconosciuto che queste persone vengono discriminate. Questa ammissione però non ha cambiato nulla nella vita dei non cittadini, sebbene per assimilare queste persone Riga e Tallinn abbiano ricevuto parecchi soldi da parte della comunità internazionale. Ora sappiamo, perché non si faceva nulla: integrare i non cittadini avrebbe significato perdere dei soldi.

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