“Arrivanu i mahammetti!” E’ invasione (non rifugio)

saraceni

di Nino Spirlì

“Arrivanu i mahammetti!” (rigorosamente con l’acca aspirata, secondo le regole della lingua calabra)

Un grido al tempo stesso accorato e terrorizzato, che risuonava per le vie dei paesi di costa negli anni delle sanguinose invasioni dei sanguinari saraceni (e chi erano, se non gli stessi che arrivano oggi con gli occhioni fintamente sofferenti da cane bastonato).

Tutto il SUD lo sapeva e lo sa ancora cosa significavano quegli sbarchi: teste mozzate (come oggi), stupri (come oggi), rapine e scippi (come oggi), violenze urbane (come oggi), sacrilegi (come oggi), pretese sociali (come oggi), spietatezza e arroganza (come oggi).

Tutto il SUD lo sapeva e lo sa ancora cosa significavano quegli sbarchi: teste mozzate (come oggi), stupri (come oggi), rapine e scippi (come oggi), violenze urbane (come oggi), sacrilegi (come oggi), pretese sociali (come oggi), spietatezza e arroganza (come oggi).

 

Anche allora, come oggi, i governi se ne strafottevano di queste terre: abbandonate le popolazioni italiche nelle mani (armate di scimitarre) degli invasori, pensavano solamente a difendere, con accordi scellerati, il loro personale e piccolissimo feudo. Garantiti da patti scritti direttamente col sangue dei martiri.

Cos’è cambiato da allora a oggi? Che i territori messi a disposizione degli invasori non sono più solo quelli del Sud, ma l’intero Stivale.

L’ultima maramaldata pubblica, benedetta dalla Chiesa cattomusulmana apostolica rom, è lo sterminio dell’Ave Maria in piazza Duomo a Milano al grido di Allah Akbar. Interdetti, i fedeli che presenziavano alla serata.

Non commento oltre: potrei esagerare. Eccome, se potrei esagerare!

Fuori di me e me!

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