I creditori internazionali dell’Ucraina hanno deciso di ristrutturare il debito ucraino, concedendo al massimo una cancellazione del 20% del debito complessivo di Kiev. L’accordo prevede il taglio del 20% del valore nominale di bond per 18 miliardi di dollari e un rinvio delle scadenze. Il il più grande detentore degli eurobond ucraini, oltre il solito FMI e la BCE, è la società di investimento americana “Franklin Templeton”, con sede a San Francisco.
«Entro la fine dell’anno il paese conta di raccogliere altri 3,2 miliardi di dollari di finanziamenti esterni», ha scritto il ministero delle Finanze in un dossier pubblicato sul proprio sito. Di questi, un miliardo dovrebbe arrivare dalla BEI, un altro miliardi dagli Stati Uniti, 600 milioni dalla Commissione europea, 300 milioni da parte del governo giapponese, 200 milioni dal governo tedesco e altrettanti da quello norvegese. Soldi che vanno a sommarsi ai 4,7 miliardi di ollari già ricevuti in questi mesi di diverse istituzioni internazionali (FMI, Commissione Europea, governo Usa e Canada).
Scongiurato il rischio “default”: l’accordo col gruppo guidato dal fondo Franklin Templeton (condizione necessaria, tra l’altro, per ricevere gli aiuti del Fondo monetario internazionale) arriva ad un mese dalla maturazione di titoli per mezzo miliardo di dollari.
Il ministro delle Finanze ucraino, Natalie Jaresko, da mesi batte sul tasto del debito, delle riserve valutarie troppo ridotte per discutere i finanziamenti internazionali necessari a evitare il default e della necessità di una ristrutturazione del debito sovrano, pena la sospensione dei rimborsi. Argomenti che non piacevano ai creditori, ma la Jaresko (americana naturalizzata ucraina) aveva replicato che senza la ristrutturazione rischierebbero perdite ben maggiori
Mosca, a cui sono state offerte le stesse condizioni, ha già fatto sapere che non aderirà. La Russia detiene 3 miliardi di dollari di titoli, ovvero parte degli aiuti che, a fine 2013, Vladimir Putin aveva garantito all’allora presidente ucraino Yanukovich.