Un vecchio detto: loro rubano e a noi ci chiamano ladri!
In un sistema consolidato da decenni, dove migliaia di aziende agricole gestite da veri e propri negrieri che sfruttano generosi lavoratori extracomunitari ai quali corrispondono 3/4 euro l’ora, pare abbiano fatto la scoperta del secolo.
Sui media viene enfatizzata la ‘sensazionale’ scoperta di ventinove lavoratori “in nero” e sanzioni amministrative per svariate decine di migliaia di euro: è il bilancio di un servizio anti caporalato eseguito nel Casertano dalle forze dell’ordine e dall’ispettorato del Lavoro.
Passati al setaccio i terreni agricoli tra Villa Literno, Cancello Arnone, Sessa Aurunca, Santa Maria la Fossa e Sparanise. Controllate 12 aziende agricole e 88 operai, prevalentemente bulgari e romeni. Operazione lodevole.
Ma che differenza c’è tra il caporalato delle regioni del Sud ed il ‘sistema’ della sinistra al centro nord che favorisce l’immigrazione clandestina per fornire lavoratori a 3/4 Euro l’ora alle aziende agricole emiliane romagnole?
Il problema è sempre lo stesso: chi controlla i controllori? – si chiede Armando Manocchia
La sinistra occupa tutti i gangli della politica, dell’economia e delle Istituzioni e siccome ‘cane non mangia cane’ i controlli non vengono fatti e se si, non chiudono un occhio ma tutti e due su quello che è vero ‘sistema’ normato, normalizzato e consolidato. Per capire il fenomeno abbiamo visitato tre aziende agricole a caso, lo abbiamo fatto vicino a casa nell’imolese tra l’Emilia e la Romagna dove ci si diverte si beve e si magna e si vota Pd: nella prima azienda agricola visitata ci sono 18 albanesi e 1 pensionato oltre ai famigliari della proprietà. Nella seconda oltre 20 extracomunitari di varie nazionalità e 5 pensionati. Nella terza 12 romeni 6 magrebini e 3 pensionati. In tutte e tre le aziende percepiscono 3,50 euro euro l’ora gli extracomunitari, 4 euro i romeni e albanesi e 5 euro i pensionati. Chi indaga? Chi controlla?
Armando Manocchia @mail