“Sono tantissime le piattaforme dell’Eni in disuso che si trovano abbandonate all’interno dei nostri mari. Altrettante numerose sono le ipotesi avanzate al fine di individuare il migliore riutilizzo delle stesse per evitare gli enormi costi di smaltimento, come ad esempio la realizzazione di vivai che contengano e proteggano le specie ittiche oppure la creazione di snodi commerciali o di depositi in mare aperto”.
Lo afferma in una nota Michele Filippelli esponente di “Noi Con Salvini – Calabria”.
“Io reputo più opportuno – aggiunge – utilizzare queste piattaforme per sostituire i centri di accoglienza presenti sul territorio italiano e, collocandole ai confini marittimi del nostro Stato, trasferire lì le attività di prima accoglienza. Su tali piattaforme, infatti, saranno presenti e garantiti gli stessi diritti riconosciuti sul territorio italiano, saranno rispettati gli iter burocratici da seguire per l’individuazione dello status dell’immigrato verificandone la clandestinità o la sussistenza del riconoscimento d’asilo politico, infine saranno prestate tutte le assistenze socio sanitarie del caso.
Per effetto non verrà più consentito, prima della opportuna verifica di ogni singolo immigrato clandestino, il contatto territoriale e personale con i cittadini italiani così da evitare pericoli di fuga, evitare pericoli di commissione di reati contro la persona ed ottenere un lauto risparmio dei costi di mantenimento, spesso a beneficio di imprenditori privati attivi nel cosiddetto business clandestino”.
“Una volta espletata la procedura di accertamento e di inquadramento dello status del clandestino – prosegue Filippelli – se quest’ultimo non gode di asilo politico sarà trasferito nel Paese di provenienza. In caso contrario il rifugiato politico sarà accompagnato sul territorio italiano. Sono fermamente convinto che questa posizione sia la giusta via di mezzo tra una politica frontale e combattiva del fenomeno ed una troppo morbida sull’accoglienza dei profughi in cui versa oggi l’Italia. Si guadagnerà in questo modo in termini di sicurezza dello Stato, in termini di sicurezza dei cittadini ed in termini di costi a carico dello Stato”.