Si chiamava Kevser Eltürk e il suo nome di battaglia era Ekin Wan. Perché lei era una delle Yja star, le forze di difesa del Pkk, il partito dei lavoratori curdi. Da tempo combatteva, insieme alle sue compagne, sul confine turco cercando di fermare l’avanzata dell’Isis, proprio come le sue compagne a Kobane.
La sua battaglia si è fermata ili 10 agosto per le strade di Varto, nella provincia di Mus, in Turchia. A ucciderla sono state le forze di sicurezza turche. Ma non è stata subito ammazzata: prima ha subìto violenze e torture. Le fotografie del suo corpo martoriato stanno facendo il giro del web: il suo corpo è stato trascinato per chilometri ed esposto nudo.
Il suo corpo è stato poi recuperato, curato e preparato per i funerali. Le autorità hanno confermato la sua identità. Ma non solo: a riconoscerla è anche Hamiyet Şahin, il co-presidente provinciale del Partito Democratico delle Regioni (Dbp) nella provincia di Van: “La persona la cui fotografia viene condivisa sui social media è la stessa guerrigliera donna a cui abbiamo lavato il corpo prima dei funerali. L’ho riconosciuto dal proiettile nella ferita tra la sua natica e la sua gamba sinistra”. Ecchimosi sul collo e sulle gambe, pelle lacerata, lividi fanno pensare al fatto che abbia subito delle torture.
Il governatore della provincia di Muş ha confermato quanto spiegato dal suo collega. Ma la polizia che ha torturato e ha esposto il corpo non verrà indagata, bensì coloro che hanno condiviso le fotografie sui social media.“
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