A fronte dei numerosi giovani occidentali che si trovano di loro volonta’ nelle terre del califfato per combattere al fianco dei miliziani dello Stato Islamico, un caso assolutamente a parte e’ costituito da una ragazzina svedese di 15 anni, ormai incinta di sei mesi, che insieme al fidanzato diciannovenne il 31 maggio spari’ dalla casa di famiglia a Boras, una sessantina di chilometri a est di Goteborg, e dalla Svezia raggiunse la Siria attraverso la Turchia: non pero’ per unirsi all’Isis, bensi’ ai suoi acerrimi rivali di al-Qaeda.
Decisione fatale, visto che pochi giorni fa la coppia e’ stata catturata dai jihadisti ad Aleppo, trasferita a forza in una zona sotto il loro controllo e infine divisa: all’insaputa di tutti si erano gia’ sposati in patria con il rito islamico, ma per gli estremisti seguaci di Abu Bakr al-Baghdadi il matrimonio non e’ comunque valido, e quindi non possono rimanere insieme. Lui adesso e’ stato costretto ad andare al fronte, dove potrebbe anche ritrovarsi a dover sparare ai qaedisti nei cui ranghi intendeva entrare. Lei, semplicemente, e’ prigioniera: e’ stata affidata in custodia a un gruppo di donne arabe, e non si sa con esattezza dove si trovi, anche se forse potrebbe essere a Manbij, avamposto a 30 chilometri dal confine turco.
La loro storia e’ stata raccontata ai quotidiani ‘Expressen’ e ‘Boras Tidning’ dai genitori dell’adolescente, di cui non sono state divulgate le generalita’. Laconico per contro il ministero degli Esteri di Stoccolma: “Siamo stati informati della presenza in Siria di una connazionale minorenne, e ci teniamo in contatto con i parenti”, ha tagliato corto un portavoce, Gabriel Wernstedt.
La madre ha spiegato invece di essere riuscita a parlarle ancora ieri grazie al telefonino che una delle carceriere, impietosita, di tanto in tanto presta alla figlia: “Era molto triste e molto spaventata”, ha riferito la donna. “Non sappiamo come tirarla fuori da la’ e, ora che si trova in una zona controllata dall’Isis, sara’ persino piu’ difficile”. (AGI)