E’ il gioco dell’estate. Ma potrebbe diventare anche quello dell’inverno. Nel Paese degli intoccabili, delle parole indicibili, delle zone traffico limitato del pensiero e dell’ossessione ipocrita del politicamente corretto c’è solo una persona che si può – anzi si deve! – insultare: Matteo Salvini. E’ brutto, sporco e cattivo. Per soprammercato razzista e fascista. Averlo mandato a quel paese, possibilmente in diretta tv ma più prosaicamente anche sui social, fa curriculum. E rende socialmente accettabili. Come con tutto il centrodestra, d’altronde. E’ una specie di patentino. E’chic. Ovviamente radical. E’ la dimostrazione pubblica che si sta seduti dalla parte del giusto. Che è sempre quella a sinistra.
Oggi è toccato a Vauro Senesi. Il toscanissimo vignettista di tante trasmissioni di Santoro era ospite ad Agorà estate, su Raitre. Insieme a lui, in collegamento, il leader del Carroccio. Badate bene, quello che è andato in onda non è il solito scazzo tra un vecchio arnese comunista sull’orlo di una crisi di nervi e un esponente di centrodestra. È proprio il paradigma di una sinistra così intollerabile da essere insopportabile anche a se stessa. E le parole di Vauro sono, una volta tanto, il disegno perfetto del fallimento di una parte politica e di una generazione che cerca di sparare gli ultimi botti prima di tramontare nella raccolta differenziata della memoria.
“Sono buonista e radical chic – ha detto Vauro -, ma non interloquisco con un individuo che disprezzo moralmente profondamente”. Perfetto. Cristallino. Se non fosse per quella congiunzione avversativa. Quel “ma”. Che andrebbe sostituito con un “quindi”. Perché il buonismo è in verità un cattivismo che si vergogna di se stesso, un pensiero debole che gonfia il petto per impedire il dialogo. La dittatura di un’accozzaglia di lasciti sessantottardi e neoperbenismo. L’isteria elevata a sistema e grammatica politica: io ti disprezzo e quindi con te non parlo. Con l’aggiunta della parolina magica “moralmente”.
Già, perché sono loro i detentori della “moralità”. Poi, come da canovaccio, gli ha dato anche del razzista e del fascista. Giusto per non deludere il clichè. I leghisti, ma la fatwa si estende a tutto il centrodestra (più di Salvini, nel mirino della sinistra è finito solo il Cavaliere), sono dei paria. Dei subumani. Degli appestati. Degli italiani di serie B. E questo cosa vi sembra? A me pare che sia questo il vero razzismo. Molto più che denunciare i limiti di un’immigrazione selvaggia e la disperazione degli italiani che vivono nelle banlieue delle nostre città.
Vauro oggi ha dato vita alla migliore vignetta della sua vita, in diretta tv: ha dimostrato plasticamente il razzismo della sinistra.
Dal blog di Francesco Maria Del Vigo