Montecitorio fa dietrofront sui tetti agli stipendi dei commessi

 

La Camera fa dietrofront sui tagli per gli stipendi di alcune categorie di dipendenti, tra cui rientrano anche i commessi. La commissione giurisdizionale per il personale, presieduta da Francesco Bonifazi (Pd), ha infatti accolto il ricorso presentato da molti dei diretti interessati contro la delibera che aveva fissato tetti e sottotetti agli stipendi dei dipendenti di Montecitorio.

Con il ricorso, in particolare, è stato annullato l’articolo che introduceva i sottotetti.

La vicenda nasce nell’ambito del contenimento della spesa pubblica con la decisione del governo, nell’aprile 2014, di introdurre un tetto ai dirigenti della pubblica amministrazione, fissato a 240mila euro. A questa norma si autoadeguano poi tutte le istituzioni, a cominciare dalla presidenza della Repubblica, passando poi dal Senato e dalla Camera. In particolare alla Camera vengono introdotti dei tetti per i consiglieri parlamentari, che sono i funzionari di più alto livello (che a fine carriera avrebbero poututo raggiungere anche i 358mila euro lordi annui), e poi dei sottotetti per le altre figure professionali. Il dipendente di più basso livello, l’operatore tecnico o il commesso, a fine carriera raggiungeva i 136mila euro lordi annui, dopo la delibera 96mila.

Con l’accoglimento del ricorso però si potrebbe verificare il “paradosso” che un documentarista a fine carriera potrà arrivare a guadagnare 237mila euro lordi annui, mentre il consigliere 240mila. Per questo, con un voto all’unanimità, l’ufficio di presidenza di Montecitorio ha proposto appello contro questa sentenza della commissione giurisdizionale e chiesto la sospensione degli effetti della sentenza finchè non ci sarà una decisione definitiva che potrebbe arrivare a settembre. Se la decisione verrà confermata si ridurrebbero drasticamente i risparmi sui costi della Camera, dai 60 milioni in quattro anni si scenderebbe a 13. tiscali