“Te l’ho detto già una volta che tu la gente dell’Aranceto non la devi neanche guardare, non ci devi confondere con gli altri, noi non siamo di Pistoia, i figli miei neanche li devi guardare se no fai na brutta fine pezzo di merda: guarda che io sono pazzo e non ho problemi a farmi 20 anni di galera, io non ci metto niente ad ammazzarti pezzo di merda” . Lo riporta CATANZAROINFORMA
E ancora “avete rotto il cazzo, sbirri di merda, io ammazzo tutti, quando ci vedete dovete voltarvi dall’altra parte”.
Sprezzanti dei ruoli e della legge, ma interessati a non confondere i territori. I catanzaresi di etnia Rom di quartiere Aranceto non vogliono essere confusi con quelli di Pistoia o Viale Isonzo. […]
IL COINVOLGIMENTO DELLE MINORI
E’ solo un caso che a pronunciare queste parole nei confronti delle forze dell’ordine siano degli uomini.
Le donne, ragazzine anche minorenni, non si fanno scrupolo di utilizzare lo stesso linguaggio minaccioso “avete proprio rotto il cazzo, mo vado a chiamare mio padre e vedete che cazzo vi fa pezzi di merda”.
L’operazione di stamattina mette, almeno dal punto di vista investigativo, un punto alle recenti aggressioni subite dai militari nei quartieri a sud della città.
IL PERICOLO SOCIALE RILEVATO DAL MAGISTRATO
Nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari, firmata dal Giudice Assunta Maiore si legge “L’episodio, per come ricostruito, rappresenta un gravissimo e allarmante fatto criminoso ai danni di militari di pattuglia notturna che per motivi di servizio aveva fermato delle ragazze dopo aver sentito delle urla. I parenti delle ragazze hanno posto in essere una vera e propria azione di resistenza collettiva finalizzata a sottrarre le tre ragazze (considerate intoccabili siccome appartenenti a famiglie del quartiere fortino dell’Aranceto), al controllo delle forze dell’ordine. E ciò – ribadisce il magistrato – non perché temessero le conseguenze di un controllo di polizia, ma al solo dine di marcare il territorio, sottolineare la propria forza e non riconoscere in alcun modo l’autorità costituita”.