GIOVANE PROMESSA DELLA DANZA DI FERRARA RISCHIA LA CARRIERA. Un giudice vorrebbe costringerla a vivere in una casa famiglia, impedendole di frequentare la scuola di ballo.
Quando la giustizia è cieca, sorda e pure insensibile si arriva al paradosso di danneggiare, più che di favorire, le persone: come rischia di accadere a una quattordicenne, che un giudice del Tribunale di Roma intende allontanare dalla madre, per destinarla a una casa famiglia. Dove le sarebbe impossibile frequentare la scuola di danza Aida di Milano, nella quale è stata ammessa, precludendole così la possibilità di proseguire la sua carriera e di realizzare il suo sogno, ovvero di continuare a ballare a livello professionale.
Alla base della decisione del magistrato – cui intende opporsi la madre della ragazza tramite il suo legale, l’avvocato Miraglia del foro di Modena – ci sarebbe il parere espresso dal Consulente tecnico d’ufficio, un neuropsichiatra infantile nominato dal Tribunale, che vedrebbe nell’amore per la danza manifestato dalla ragazzina, un’imposizione materna. La madre, infatti, è titolare di una scuola di danza internazionale.
Entro il 31 luglio la madre dovrebbe indicare quindi una struttura che ospiti la figlia, altrimenti d’imperio sarà destinata dal Tribunale stesso in una casa famiglia. «Sentendo invece gli insegnanti della Scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma, dove ha studiato negli ultimi anni» commenta l’avvocato Miraglia «la ragazzina è fortemente motivata da un profondo, personale e autentico amore per la danza, come dimostrerebbero l’abnegazione e la dedizione con cui si sottopone, senza problemi, ai sacrifici necessari per percorrere la carriera di ballerina. Ha altresì una buona vita sociale e di relazione e ottimi voti. Nulla che faccia pensare a un disagio psicologico tale da doverla addirittura allontanare non solo dalla madre, ma anche da quello che è il suo mondo e il suo futuro».
La vicenda trae origine dal rapporto non facile tra i suoi genitori, che non hanno pressoché mai vissuto insieme: la ragazzina non ha mai abitato con il padre, che si era allontanato da lei e dalla madre quando aveva un anno e mezzo di vita, mantenendo dei rapporti saltuari. Poi l’anno scorso a settembre è rientrato in Italia chiedendo di intessere un rapporto con la figlia ormai preadolescente. La madre aveva acconsentito senza problemi né riserve agli incontri tra i due, finché la figlia non ha iniziato a mostrare insofferenza verso le visite paterne.
A dirimere la controversia è stato chiamato il Tribunale il cui giudice – sentendo la giovane – aveva ottenuto da lei come spiegazione quella di un disagio verso alcuni atteggiamenti troppo morbosi di cui sarebbe stata oggetto da parte del padre. Tanto che il giudice stesso, d’ufficio, aveva chiesto alla madre di presentare una denuncia per accertare eventuali reati commessi dal padre: l’incidente probatorio è fissato per il prossimo ottobre.
Nel frattempo la giovane continua a studiare danza a Roma: è brava e ottiene di essere ammessa alla scuola Aida di Milano, anticamera per un eventuale accesso a una prestigiosa carriera. Se non fosse che un giudice, ritenendo la sua passione eccessivamente influenzata e condizionata dalle aspirazioni materne, causate da un presunto rapporto simbiotico con la genitrice, ha deciso di chiederne l’allontanamento. «Un giudice non può e non deve considerare come oro colato il parere di un Consulente tecnico» sostiene l’avvocato Miraglia, «in quanto, nel caso specifico, si evidenzia una situazione contraria e l’assenza, quindi, della necessità di affidare una ragazza di 14 anni ai Servizi sociali e di nominarne persino un tutore, mancando abusi e maltrattamenti e non avendo accertato la presenza di un quadro psicologico compromesso. Una simile decisione pregiudicherà irrimediabilmente la vita di una famiglia e la carriera di una giovane, che ha ben chiaro in mente cosa vuol fare “da grande” e che si è avviata con successo proprio sulla strada che le consenta di conseguire i traguardi agognati e di realizzare i propri sogni. Ci opporremo in ogni modo a questa ingiusta decisione».
Cronaca e notizie
E si sicuramente c’è qualcuno che vuole che la ragazza vada in una casa famiglia anche se ha una madre che non ha fatto nulla a questa ragazza in più non e una famiglia disagiata ma è agiata, sicuramente portando la ragazza in una casa famiglia chi ci guadagna? pensare male si fa peccato ma più delle volte ci si azzecca, a mio parere è una cosa vergognosa, sono solidale con la Madre e in particolar modo con il volere di questa ragazza e un imbocca al lupo.
Sarebbe interessante sapere che legami ci sono tra i giudici minorili e le “case famiglia”.
Sarebbe bene che i giudici, tutti i giudici, fossero sottoposti al controllo degli eletti, troppi atti di puro sadismo verso cittadini, anche minori, vengono perpetrati dai magistrati impunemente, invece dovrebbero essere sbattuti in galera.