ROMA – Il Senato ha detto “no” agli arresti domiciliari per Antonio Azzollini. La richiesta di arresti domiciliari nei confronti del senatore Ncd – nonché ex presidente della Commissione Bilancio del Senato – era stata avanzata dalla Giunta per le immunità parlamentari di Palazzo Madama in merito al crac della casa di cura Divina Provvidenza di Bisceglie.
I “no” sono stati 189, 96 i sì e diciassette gli astenuti. “Non intravedendo fumus persecutionis, la Giunta per le elezioni e le immunità ha approvato la richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla procura di Trani”, aveva ricordato il presidente della stessa Giunta Dario Stefano (Sel) nel corso della sua relazione nell’Aula del Senato. Risulta “piuttosto fragile e forse esposta a plateali contraddizioni logiche la difesa del senatore”, aveva aggiunto Stefano.
LE ACCUSE DELLA PROCURA DI TRANI – Azzollini è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e altri reati relativi alle case di cura Divina Provvidenza, una onlus che si occupa della cura e dell’assistenza delle persone con problemi psichiatrici.
L’istituto del Vaticano viaggia in acque tremende, le casse piangono con un buco di 500 milioni di euro e l’aiuto del senatore Azzolini, oggi nel Nuovo centro destra, può essere determinante per evitare la chiusura. Azzolini sa bene di poter fare il bello e cattivo tempo con le suore e con i metodi spicci che lo hanno reso famoso in diversi video sul web dice: “Da oggi in poi comando io, sennò vi piscio in bocca”.
Il meccanismo – Azzollini avrebbe dato il suo aiuto in cambio di una serie di assunzioni di amici e persone fidate nell’istituto. Impone lui i vertici diventandone praticamente l’amministratore di fatto dal 2009. Secondo gli inquirenti, quella frase minacciosa contro le suore: “inaugura la stagione del potere azzoliniano” sulla struttura, dirottando a proprio favore commesse per i fornitori e assunzioni del personale. In cambio Azzolini mette in moto il suo sistema per “salvare” l’ente, come scrivono i magistrati: cavilli, postille e articoli inseriti nella legge di stabilità del 2013 utili a garantire alla Congregazione “un’indebita moratoria fiscale finalizzata a ritardare l’emersione del stato di dissesto e, conseguentemente, a neutralizzare la richiesta di falilmento dell’Ente avanzata dalla Procura di Trani”.
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