Spagna: sindaco smantella la Via crucis del paese per rispetto a islamici e atei

Natalia Nuñez, socialista, è appena stata eletta alla guida di Cenicientos, piccola città della provincia di Madrid. Tra i primi provvedimenti presi, in qualità di sindaco, c’è stato quello di smantellare la Via crucis che univa il paese al santuario Nuestra Señora del Roble, patrona della città.

«MANCANZA DI RISPETTO». Che cosa ha giustificato tanta furia iconoclasta? La Via crucis – a cui Nuñez si è riferita nelle interviste chiamandola «queste pietre» – rappresentava per il sindaco una «mancanza di rispetto» nei confronti dei non credenti e di coloro che «professano la religione e la cultura musulmane».

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Ma distruggerla non è forse una mancanza di rispetto verso i cattolici? Per il sindaco, no.

DISCRETE E GRATUITE. L’intervento è tanto più incredibile se si considera che la Via crucis era composta da piccole stele di pietra, neanche munite di croce, con sopra indicate le stazioni in numeri romani. Inoltre, la loro costruzione era appena stata finanziata dal piano culturale “Prisma” della provincia per un totale di 3.000 euro. Non erano costate niente al Comune, che però le ha distrutte a soli tre mesi dalla posa. Un comitato di cittadini ha organizzato una raccolta firme, che sono state consegnate oggi al Consiglio comunale: chiedono che la Via crucis venga rimessa al suo posto.

«SETTARISMO». Per padre Jorge González Guadalix, sacerdote della diocesi di Madrid, si tratta di «settarismo. C’è la volontà di non rispettare e insultare i cattolici». E poi, come potrebbero offendere qualcuno? «Un musulmano non sa neanche che cosa significano. Allora sono molto più offensive le chiese e i santuari».

«FARLA FINITA CON I CATTOLICI». Il sindaco Nuñez potrebbe pensare di distruggere anche quelli, secondo padre Guadalix non siamo molto lontani da quel giorno: «La verità è che si vuole farla finita con i cattolici e con tutto ciò che richiama alla Chiesa. Questa è una vecchia aspirazione di cui la Spagna ha già sofferto e che ha lasciato frutti di tolleranza che tutti conosciamo…», conclude con sarcasmo riferendosi alle persecuzioni anticattoliche degli anni Trenta.
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