“Prevalenti ragioni di ordine etico e morale”. E’ il cuore della lettera con la quale Lucia Borsellino spiego’ le sue dimissioni da assessore alla Salute, e richiamata dal fratello Manfredi nel corso del suo atto d’accusa oggi pomeriggio al Palazzo di giustizia di Palermo davanti al capo dello Stato Sergio Mattarella. Secondo Manfredi, quella lettera, “che ha prodotto un silenzio sordo da parte delle istituzioni, regionali in particolare”, “gia’ diceva tutto. Andrebbe riletta tante volte, indipendentemente dalle indiscezioni giornalistiche dei giorni successivi e fino a oggi”.
“Ragioni di ordine etico e morale”, scriveva dunque Lucia – che se la prendeva anche con l’antimafia di facciata – “sempre piu’ inconciliabili con la prosecuzione del mio mandato”. Un scelta assunta dopo l’arresto per truffa al sistema sanitario regionale del primario Matteo Tutino, medico personale di Rosario Crocetta. “Questa mia determinazione, della quale mi assumo ogni e piena responsabilita’ – spiegava l’ex assessore – interviene a seguito di riflessione tanto meditata e di non facile maturazione, quanti sono stati lo spirito di servizio e l’abnegazione con i quali ho accolto e, credo, condotto il prestigioso incarico da lei conferitomi”.
“Il senso di questo impegno, per il valore morale e civico che porta in se’, continua a pervadermi ma non mi consente, da questo momento, di proseguire ad onorarlo quale componente del governo regionale”.
Quindi l’espresso richiamo all’arresto di Tutino: “Non posso non manifestare il rammarico conseguente alla lesione che fatti come questo determinano inevitabilmente all’immagine dell’istiutuzione sanitaria e dell’intera Regione siciliana, adombrando il lavoro di tanti operatori e professionisti che profondono quotidianamente il proprio impegno con onesta’ e correttezza nell’esclusivo interesse pubblico. Fatti come questi determinano altresi’, in un settore come quello della sanita’ contrassegnato da vicende che in un recentissimo passato ci hanno consegnato l’immagine di un sistema di malaffare, un grave danno“. AGI