Ci sara’ un processo a Roma per la morte di Luca Olivotto, il ventisettenne catanese malato di cancro al cervello deceduto tre anni fa in una clinica di Tirana dopo essersi sottoposto per due giorni a una terapia a base di bicarbonato di sodio. Lo ha deciso il gup Maddalena Cipriani che ha rinviato a giudizio Tullio Simoncini, medico radiato dall’Ordine, e un suo collaboratore, il radiologo Roberto Gandini, che avrebbe coadiuvato il primo nella somministrazione per via arteriosa delle dosi massicce della sostanza che ha poi condotto alla morte del giovane.
Secondo quanto ricostruito dalla procura, nell’ottobre del 2012 Olivotto ando’ in Albania, dove lavorava Simoncini, per sottoporsi a questa cura (al costo di 20mila euro solo in parte consegnati dalla famiglia), ma dopo due giorni di somministrazione endoarteriosa mori’ per una gravissima alcalosi metabolica. In una nota, l’avvocato Francesco Lauri, che con la collega Giovanna Zavota assiste la famiglia Olivotto, ricorda che la consulenza medica disposta dalla procura “non lasciava adito a dubbi circa le cause della morte del ragazzo”.
Secondo i periti, infatti, “le manifestazioni cliniche cui ando’ incontro il paziente durante la degenza nella struttura “Universal Hospital Group” di Tirana sono riconducibili agli effetti sistemici prodottisi per effetto della somministrazione di bicarbonato di sodio, foriera di gravissima alcalosi metabolica ed infine dell’exitus“.
A Simoncini, oltre all’omicidio colposo, viene contestato anche il reato di esercizio abusivo della professione. “La circostanza che una simile pratica, tanto dannosa quanto scevra da ogni evidenza scientifica, sia stata avallata da un medico “ufficiale” lascia francamente sconcertati ? conclude la nota ? e andra’ approfondita nella sede piu’ opportuna, ovvero il dibattimento”. agi