Fatica a camminare, vomita sangue ed è sempre più debole. Asia Bibi, la donna cristiana ormai in carcere da 5 anni, da quando fu arrestata nel giugno del 2010, e condannata a morte per blasfemia, è allo stremo. I suoi familiari temono per la sua vita.
Secondo il Global Dispatch, suo marito e i suoi figli, dopo un mese in cui gli era stato impedito, sono andati a visitare la madre a maggio, spiegando che «è così debole che non riesce a camminare». La donna ha sviluppato un’emorragia intestinale grave, per cui avrebbe bisogno di una visita medica. I suoi legali ne hanno fatto richiesta, affinché sia curata e trasferita dal carcere di Multan a quello di Lahore, in grado di fornirle l’assistenza necessaria. La preoccupazione della famiglia, già straziata dalla prigionia della madre innocente, è cresciuta quando «nel vomito sono apparse tracce di sangue». La notizia è stata confermata da Sardar Mushtaq Gill, avvocato dei diritti umani dei cristiani pakistani: «Ho avuto notizia dai miei colleghi delle gravi condizioni di salute di Asia Bibi e del fatto che vomita sangue».
UN DECLINO RAPIDO. Non si conoscono le cause precise dell’emorragia, ma il fatto che la donna sia stata messa in isolamento, dopo che qualcuno ha cercato di avvelenarla, fa capire come mai la vita di Asia sia a rischio. Wilson Chiwdhry, presidente della British pakistani christian association, ha spiegato che «Asia Bibi sta andando incontro a un declino rapido della salute; per questo chiediamo a tutti cristiani di ricordarla regolarmente nelle loro preghiere». La donna «crede che Dio la libererà dalla prigionia», ha continuato Chiwdhry.
APPELLO ALL’OCCIDENTE. Ad oggi pare «impossibile fissare la data del prossimo dibattito della Corte Suprema sul caso». Si parla addirittura di 3 anni d’attesa. E molti sono convinti che «la posticipazione del dibattito sia voluta dalle autorità pakistane nel tentativo di sovvertire la giustizia attraverso il suo decesso prematuro». Per questo Chowdhy ha chiarito: «Se ad Asia Bibi sarà impedita la possibilità difendersi, tutto ciò sarà visto come una grande parodia della giustizia. Una vergogna per la reputazione di una nazione apparentemente democratica come il Pakistan». Infine l’avvocato ha chiesto agli occidentali di contattare le autorità governative del proprio paese affinché facciano pressione su quelle pakistane e affinché inviino «delle email direttamente al primo ministro del Pakistan, chiedendo sollecitare la Corte Suprema affinché la donna ottenga un trattamento adeguato al suo stato di salute attuale e precario».
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