Due unita’ di terra appartenenti all’esercito turco sono partite da Urfa e Gaziantep verso il confine di Kilis sotto la guida del generale di armata Adem Huduti. Un contingente di tank e soldati il cui arrivo e’ stato preparato con il supporto aereo degli elicotteri dell’esercito alzatisi in volo da Diyarbakir alle prime ore del mattino. Il generale Huduti dopo una riunione con il prefetto della provincia di Kilis, Suleyman Tapsiz, si e’ recato personalmente a compiere un sopralluogo al confine.
Continuano i movimenti di truppe iniziati il 3 giorni fa, con i carri armati turchi schierati in tutti i punti ritenuti sensibili e lo spazio aereo monitorato costantemente. Prende sempre piu’ corpo l’ipotesi di un intervento in territorio siriano da parte delle truppe di terra turche. Secondo le fonti di Ankara infatti, le maggiori minacce al momento potrebbero venire dalle citta’ siriane di Marea e Jarablus, a nord di Aleppo, proprio per questo il dispiegamento militare ha avuto luogo presso i due valichi di confine di Cilevgozu/Bab al Hawa e Oncupinar/Bab al Salam.
L’obiettivo sarebbe la creazione di una ‘buffer zone’ come dichiarato da un alto funzionario della Difesa di Ankara, Abdulkadir Selvi che ha definito “pronto il piano di azione” alla fine di “sopralluoghi i cui risultati hanno reso tali decisioni necessarie”. In base a quanto dichiarato ufficialmente da Ankara, alla base della decisione da un lato c’e’ il timore di infiltrazione da parte di miliziani dell’Isis, dall’altro la creazione di un corridoio che permetta ai profughi in fuga di raggiungere la Turchia senza correre rischi. Sullo sfondo l’obiettivo di evitare che il progetto di una entita’ statale curda prenda corpo in maniera definitiva.
Ankara e’ preoccupata soprattutto alla luce degli eventi del 15 e 16 giugno scorso, che hanno visto la citta’ di Tel Abyad al centro di scontri tra le forze curde dell’Ypg, cugini siriani dei ribelli separatisti curdi del Pkk, e i miliziani dell’Isis.
Alla fine della contesa la citta’ e’ finita sotto il controllo dei curdi, ma da piu’ parti Ankara ha accusato questi ultimi di “pulizia etnica” nei confronti di arabi e turcomanni della provincia. Questi ultimi infatti, secondo Ankara, sarebbero stati cacciati in favore di popolazione di etnia curda per creare una continuita’ etnica che ricongiungerebbe le montagne del Kandil irachene alla provincia di Afrin , propedeutica alla creazione di uno stato curdo. Una prospettiva senza mezzi termini avversata dalla Turchia, con Erdogan che nelle ultime settimane ha piu’ volte dichiarato che “mai e poi mai” avrebbe permesso “la creazione di uno stato curdo al confine sud con la Turchia”. agi