L’intrigo Kazako in Italia, una storia che ha dell’incredibile!

L’ intrigo Kazako in Italia, una storia che ha dell’incredibile! Tanto trovare un poliziotto colpevole è più facile di incolpare un Onorevole….

Forse alcuni di voi hanno dimenticato la vicenda che coinvolse Alma Shalabayeva esattamente due anni fa…

SHALABAYEVA
La signora, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, il 28 maggio 2013 venne fermata con la figlioletta dalla Polizia, mentre si trovava in una villa a Roma. I poliziotti cercavano in realtà il marito, che però non venne trovato, forse avvertito da qualcuno dell’imminente blitz!
Alma venne accusata di avere un passaporto sudafricano falso. Con una velocità che lascia esterrefatti per un paese come l’Italia- che ha accolto centinaia di migliaia di migranti irregolari senza battere ciglio- dopo appena due giorni, madre e figlia vennero espulse con un aereo privato austriaco, appositamente noleggiato (e qui anche l’Austria ha aperto un’inchiesta), e rispedite in Kazakistan.

Ma ci si accorge subito che qualcosa non è andato per il verso giusto: il Consiglio italiano per i rifugiati il 4 giugno manda una email all’allora ministro degli Esteri Bonino per avere chiarimenti.
Ma ormai la frittata è fatta, non si può far finta di nulla e non si può tornare indietro: come Dracula di sangue, così in Italia abbiamo bisogno di vittime sacrificali per placare il popolo. Qualche testa deve saltare, e arrivano le dimissioni del Prefetto Giuseppe Procaccini, capo di gabinetto del Ministro dell’Interno, comunque ormai prossimo alla pensione. (“Sono testimone di quanta distorsione profonda dalla realtà sia stata consumata in questi giorni da una comunicazione velenosa, offensiva, fantasiosa e stancante” tra le cose scritte al Ministro nella sua lettera di dimissioni). Poi toccherà al capo della segreteria del Dipartimento di Pubblica sicurezza, Alessandro Valeri, al posto del quale arriverà Vincenzo Panico, prefetto e già vice dell’attuale capo della polizia Alessandro Pansa, quando questi era a Napoli.

A fine luglio 2013 la procura di Roma apre un’inchiesta su presunte omissioni nell’espulsione di Alma. Mentre l’osservatorio sui diritti dei minori interviene sul caso Shalabayeva con una nota poco lusinghiera a firma del vicepresidente Antonino Napoli, che afferma come “lo Stato italiano abbia dimostrato che le leggi e le convenzioni sui minori sono solo carta scritta”.

A fine settembre finisce nel registro degli indagati l’ambasciatore del Kazakistan in Italia e altri uomini della sua ambasciata. Mentre a dicembre la procura di Roma prova ad approfondire il ruolo che Eni potrebbe avere avuto in questa vicenda, dopo alcune pesante dichiarazioni, rilasciate in anonimo, da un funzionario di Eni a Report.

Chiariamo che qualche anno fa è stato scoperto in Kazakistan uno dei più grandi giacimenti rinvenuti negli ultimi anni, il Kashagan (che successivamente si è rivelato un parziale fallimento) per il cui progetto di sfruttamento partecipa anche l’Eni con quote del 16%, . L’ipotesi che viene fuori è che l’Eni, per dimostrare amicizia al dittatore Kazako Nursultan Nazarbayev, avrebbe favorito il rientro coatto della moglie di un suo nemico. Ma c’è anche un’altra pista che si potrebbe intrecciare o sovrapporre a quella del petrolio, e che porterebbe ad una maxi truffa bancaria di 10 miliardi di dollari ai danni di 8 istituti bancari (tra cui Mediobanca, BNL e Antonveneta) e si scopre che anche una agenzia privata israeliana pedinava in Italia la famiglia del dissidente Kazako!!

La Cassazione dichiara illegittima l’espulsione della donna, che mentre era in Kazakistan viene visitata da alcuni parlamentari dei Cinque stelle. Finalmente, il 24 dicembre dello stesso anno la donna torna in Italia, con lo status di rifugiato politico.
A gennaio dell’anno scorso il Prefetto Procaccini, ormai in pensione ribadì che Alfano (che era diventato Ministro dell’Interno appena un mese prima dell’espulsione) gli aveva chiesto di incontrare l’ambasciatore Kazako alcune ore prima del fattaccio, per una questione di grave minaccia alla pubblica sicurezza e che la mattina successiva alla perquisizione Alfano venne informato verbalmente del blitz nella villa di CasalPalocco e del fatto che Mukhtar Ablyazov non fosse stato trovato.

Ma di tutto questo enorme trambusto accaduto quella sera, Alfano dichiarò di non avere saputo nulla nell’immediato: neanche che l’ambasciatore Kazako si fosse messo di buona lena per far espellere Alma e che qualcuno avesse addirittura noleggiato un aereo privato per farle rientrare in patria!! Procaccini, nonostante Angelino Alfano lo abbia negato in Parlamento, sostiene anche di avere informato il Ministro dell’incontro con l’ambasciatore kazako «venuto a parlare della ricerca di un latitante» e di aver passato la pratica al prefetto Alessandro Valeri.
Qualcuno, ovviamente, chiese conto e ragione ad Alfano dell’accaduto: Cinque Stelle e SEL volevano sfiduciarlo. Ma il premier Letta difese a spada tratta Alfano sostenendo che il ministro del’Interno era stato tenuto all’oscuro in tutto e per tutto della consegna al Kazakistan di Alma e della figlia. E con 226 no, 55 sì e 13 astensioni il Senato salva Alfano dalla sfiducia e Letta dalla Crisi di Governo.

Nella sua relazione sull’accaduto, lo stesso Pansa, che sarebbe stato nominato Capo della Polizia due giorni dopo l’espulsione della Shalabayeva, sostenne che il Ministro non poteva essere a conoscenza della faccenda dell’espulsione della donna, anche se “Va di converso detto che l’attenzione di un altro Paese così evidente e tangibile attraverso l’impegno diretto del proprio ambasciatore e l’utilizzo di un volo non di linea per il rimpatrio delle due cittadine kazake avrebbe dovuto rappresentare elemento di attenzione tale da far valutare l’opportunità di portare l’evento a conoscenza del Ministro stesso.”!!! Ma il Ministro non ne sapeva nulla….

Insomma finora nessun responsabile, qualcuno da perseguire penalmente, e questo non è possibile. E così, a scendere a scendere nella scala di comando, dopo il Ministro, i Prefetti, gli alti vertici della Polizia si arriva ai piani più bassi della Polizia, dove come il Maggiordomo nei libri di Agata Christie, c’è sempre un colpevole da potere trovare.
Dopo due anni di indagini gli stessi magistrati che diedero il nulla osta al rimpatrio hanno deciso di indagare 5 poliziotti, tra cui l’ex dirigente dell’Ufficio immigrazione della Questura di Roma, Improta, oggi Questore di Rimini, il suo vice di allora, un ispettore e due assistenti per avere indotto in errore i responsabili della prefettura e i magistrati stessi, che firmarono l’espulsione della moglie del dissidente kazako. I Poliziotti devono rispondere di falso ideologico, per non aver indicato ciò che secondo i pm sapevano, ossia lo status di perseguitata nel Paese che la rivoleva indietro; e di omissione d’atti d’ufficio, per non aver trasmesso ai magistrati tutte le informazioni acquisite sulla vera identità di Alma Shalabayeva, con le quali il giudice di pace avrebbe potuto prendere una decisione diversa dall’espatrio.
Da parte loro i poliziotti, che non avrebbero avuto alcun vantaggio dell’espulsione delle due cittadine Kazake, hanno sempre sostenuto che mai, fino all’allontanamento dall’Italia, Alma avesse riferito di essere la moglie di un perseguitato politico o di avere intenzione di chiedere lo status di rifugiata politica in Italia.

Ai primi di maggio la Salabayeva ha dichiarato di volere ricorrere contro la decisione del Gup per l’archiviazione della accuse contro i diplomatici Kazaki, che secondo la figlia maggiore “Hanno manipolato la polizia italiana”.

Mille verità in Italia, ma ovviamente l’assassino è sempre il maggiordomo. Certo la giustizia farà il suo corso e siamo speranzosi che i poliziotti verranno dichiarati innocenti, ma attendiamo anche che un vero responsabile venga individuato per questa specie di Spy story, tutta italiana!

Gianluca Pantaleoni
Segretario Nazionale Consap

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