Sessanta milioni di matrimoni forzati nel mondo, 146 i Paesi dove le ragazze possono sposarsi al di sotto dei 18 anni e 52 dove il matrimonio è consentito prima di compiere i 15 anni. Dove invece la legge lo impedisce, si verificano comunque casi limite di matrimoni combinati con bambine anche di 8 o 10 anni.
In Italia si parla di 2 mila ragazze nate nel nostro Paese ma costrette a sposarsi negli Stati di origine. Sono i dati presentati alla Camera dei deputati durante la conferenza ‘Avevo 12 anni quando è venuto un uomo a chiedere la mia mano: spose e madri bambine come fenomeno globale’, promossa dal Gruppo parlamentare ‘Salute globale e diritti delle donne’ e da Aidos, Associazione italiana donne per lo sviluppo.
La conferenza si è occupata anche del fenomeno delle madri bambine: ogni giorno, 20.000 ragazze sotto i 18 anni diventano madri nei paesi del sud del mondo. Ogni anno le madri adolescenti sono 7,3 milioni, quelle che partoriscono sotto i 15 anni 2 milioni. Numeri che, se le tendenze attuali proseguiranno potrebbe salire a 3 milioni l’anno nel 2030.
“Sono circa 70.000 le adolescenti nei Paesi del sud del mondo che muoiono ogni anno per cause collegate alla gravidanza e al parto”, ha sottolineato durante la conferenza Maria Grazia Panunzi, presidente di Aidos. “I dati ci restituiscono in modo immediato la realtà su cui lavorare: in Asia Meridionale, il 46% delle ragazze sotto i 18 anni è sposata, il 39% nell’Africa sub Sahariana, il 29% in America Latina e Caraibi, il 18% in Medio Oriente e Nord Africa. Spesso questa pratica viene utilizzata come strategia di sopravvivenza dalle comunità vulnerabili durante i confitti, le crisi economiche e i disastri naturali”.
Il matrimonio forzato, secondo la definizione della Forced Marriage Unit, unità creata dal governo inglese per monitorare il fenomeno nel regno Unito, è “un matrimonio in cui uno o entrambi gli sposi non consentono al matrimonio e viene quindi esercitata una costrizione. Quest’ultima può essere violenza fisica, psicologica, finanziaria, sessuale ed emotiva”. Per combattere questo fenomeno sono tanti i progetti portati avanti da Aidos, a Gaza, Nepal, Venezuela, Giordania, Siria, Burkina Faso e India. “Fondamentale è lavorare sull’empowerment delle ragazze per renderle consapevoli dei loro diritti e dell’importanza di avere anche ruoli diversi in ambito sociale ed economico, e non solo quello di moglie”, dice Panunzi. Inoltre è necessario “sensibilizzare le famiglie e le comunità” e “l’accesso delle ragazze ai servizi educativi di qualità”.
“E’ facile immaginare le conseguenze di quella che io chiamo ‘pedofilia legalizzata’: violenze, stupri, danni irreversibili per la salute, aborti, spesso, troppo spesso, la morte”, ha detto Pia Locatelli, coordinatrice del gruppo parlamentare ‘Salute e sviluppo delle donne’. “Anche la prole da gravidanze precoci ne soffre le conseguenze: chi nasce da una madre-bambina o comunque minorenne ha un’alta probabilità di morire in età neonatale e, anche quando sopravvive, corre maggiori rischi di denutrizione e di ritardi cognitivi o fisici”. Alle spose bambine “sono tolti tutti i diritti: all’infanzia, al gioco, alla spensieratezza”.
“L’azione per prevenire ed eliminare i matrimoni di minori, precoci e forzati – ha concluso Locatelli – richiede altrettanto impegno di quello profuso nella campagna mondiale per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili e della quale l’Italia si è fatta promotrice in Europa. E’ necessario che questa piaga rientri a pieno titolo nel piano antiviolenza messo a punto da Governo, con un capitolo specifico e fondi adeguati che permettano indagini statistiche, formazione e campagne di informazione”.
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