Un processo canonico per il commissario Luigi Calabresi?

UN PROCESSO CANONICO PER LUIGI CALABRESI?

E’ quanto richiede don Ennio Innocenti, che fu padre spirituale del commissario assassinato a Milano nel 1972, in un libro intitolato «Luigi Calabresi, il Santo, il Martire». Una mole di testimonianze raccolte a favore delle virtù cristiane del funzionario di polizia

di Luciano Garibaldi

Ritratto di Luigi Calabresi del pittore romano Mattia Serino, nella copertina del libro
Ritratto di Luigi Calabresi del pittore romano Mattia Serino, nella copertina del libro

Presso il teatro della Basilica Nazionale di “Santa Maria degli Angeli e dei Martiri”, a Roma, è stato presentato il libro «Luigi Calabresi, il Santo, il Martire», di Don Ennio Innocenti. Relatori, il vescovo Giovanni D’Ercole e il docente universitario Michele Malatesta. Il libro, in edizione fuori commercio, si compone di 618 pagine ed è una raccolta di scritti e documenti sul commissario di polizia assassinato a Milano dal movimento rivoluzionario di estrema sinistra “Lotta Continua” il 17 maggio 1972. L’autore, don Ennio Innocenti, fu il padre spirituale del commissario di polizia, che era cattolico praticante, e fu lui, nel 2007, ad avanzare per primo la richiesta di un provvedimento canonico di verifica delle virtù cristiane di Luigi Calabresi, dopo avere ottenuto il sostegno del cardinale Camillo Ruini. Ma la decisione non spettava a Ruini, bensì, per competenza territoriale, all’Arcivescovo di Milano, città dove si era consumato il sacrificio di Calabresi. In attesa del “nulla osta”, il ponderoso libro può rappresentare un valido sollecito alla proposta.

Il libro è stato stampato, in edizione fuori commercio, a cura della “Sacra Fraternitas Aurigarum Urbis”, ente ecclesiastico legalmente riconosciuto, con sede in via Capitan Bavastro 136, 00154 Roma, telefono 06-5755119, sito internet www.fraternitasaurigarum.it e indirizzo e-mail fraternitasaurigarum@gmail.com.

Il lavoro di don Innocenti si divide in tre parti: un’ampia biografia di Luigi Calabresi; una serie di giudizi sulla sua fede e sul suo eroismo; il suo sacrificio sotto l’aspetto cristiano (non a caso, sulla copertina del libro è riprodotta una lettera inviata dal giovane Calabresi a don Innocenti in occasione di un Santo Natale e nella quale egli affermava che ciò che conta è «conoscere ciò che il Cristo ci chiede, e fare la sua volontà».

La prima parte ospita importanti testimonianze sulla fede cristiana e lo spirito di carità del commissario, tra cui quella di padre Virginio Rotondi, fondatore del movimento “Oasi”, e una minuziosa ricostruzione del rammarico e del dolore della Santa Sede dopo il delitto, e delle commemorazioni ufficiali in ambito cattolico che hanno continuato a susseguirsi dopo di allora.
La seconda parte inizia con una scrupolosa documentazione concernente l’eroismo cristiano di Luigi Calabresi, a cominciare da una raccolta di “testimonianze giurate”, curata da don Innocenti, a giustificazione di una eventuale richiesta di aprire un procedimento canonico che possa accertare le virtù religiose dello scomparso. Tra queste, le testimonianze di Fausto Belfiori, giornalista e saggista, di monsignor Ernesto Menghini e di don Mario Vanini. Viene e poi riportata la prima, argomentata richiesta di riconoscimento canonico, formulata da don Giorgio Maffei, nella quale si legge tra l’altro che «Luigi Calabresi non diede mai segno di risentimento non solo verso i suoi calunniatori, ma anche verso quegli “amici” e quei “cattolici” che non furono solidali con lui, che quasi lo osteggiarono». Don Innocenti ricorda come, in piena adesione alla richiesta di don Maffei, si pronunciarono a favore del provvedimento illustri consultori della “Congregazione per le Cause dei Santi” come monsignor Gherardini e padre Ols, teologi come padre Giovanni Cavalcoli, esponenti del clero come monsignor Giovanni D’Ascenzi, arcivescovo emerito di Arezzo, Cortona e Sansepolcro, l’arcivescovo Mauro Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa” (in seguito cardinale e penitenziere maggiore del “Tribunale della Penitenzieria apostolica”), infine don Pietro Vittorelli, abate ordinario dell’Arciabbazia di Montecassino, e monsignor Egidio Caporello, vescovo di Mantova.

Ognuna di queste personalità ha scritto lettere o pronunciato discorsi e interventi che vengono fedelmente riprodotti nel volume. Ad esempio, monsignor Giovanni D’Ascenzi, commemorando a Rimini il commissario Calabresi, concluse la sua relazione con queste parole: «Seguendo il camino della sua vita, ho notato una coerenza, una costanza e un crescendo nei valori morali, civili e religiosi, tali da meritare una ricerca accurata di documentazioni e testimonianze per valutare se siamo di fronte a un credente che ha vissuto la fede e l’amore del prossimo in maniera eroica. Personalmente vedrei con grande soddisfazione l’avvio, da parte dell’Autorità ecclesiastica, di un processo canonico perché sia riconosciuta l’eroicità delle sue virtù».
A proposito di virtù, «Le virtù cardinali e teologali di Luigi Calabresi» è il titolo di uno scritto di padre Serafino Tognetti, monaco della “Comunità dei Figli di Dio”, che approfondisce il rapporto dell’anima del commissario con le seguenti virtù: fede, speranza, giustizia, fortezza, temperanza, prudenza, carità. In merito a quest’ultima, padre Tognetti scrive: «Di fronte al linciaggio morale cui fu sottoposto, egli rispose con queste parole a Enzo Tortora, che gli aveva chiesto come faceva a resistere: “E’ semplice: credo in Dio. Non ho mai fatto nulla di cui possa vergognarmi e non odio nemmeno i miei nemici. Ho angoscia per loro, non odio. E’ una parola, odio, che proprio non conosco».

Nel 25° anniversario dell’assassinio, l’arcivescovo Remigio Ragonesi, vicario di Roma, scrisse a don Innocenti che «la memoria di Luigi Calabresi è eredità morale non solo di famigliari, amici e conoscenti, ma di tutti noi. Negli anni forse più oscuri della nostra generazione, quest’uomo ha avuto il coraggio di resistere alla fazione furiosa e anche armata sapendo di rischiare la vita. Egli sapeva dal Vangelo, di cui era non solo lettore ma seguace convinto, che la vita, dono immenso di Dio, si “salva” e si valorizza non già consumandola nell’egoismo, ma “perdendola”, cioè offrendola, immolandola all’amore per Iddio e all’amore, che da esso discende, per il prossimo, per la famiglia, per la Patria, per i fratelli, anche se traviati, anche se nemici».

Cinque anni dopo, nel 30° anniversario, il cardinale Camillo Ruini diede il proprio avallo alla proposta di Don Innocenti scrivendogli: «La fama del suo eroismo cristiano, lungi dall’appannarsi in questi trent’anni, si è estesa e si è consolidata con testimonianze, studi e ripetute argomentazioni di laici, di sacerdoti e di Vescovi. Nulla osta, pertanto, che venga proposto, secondo le regole, al Tribunale diocesano competente, l’esame canonico delle sue virtù, che già il Santo Padre Giovanni Paolo II indicava come esemplari».
Anche i cardinali Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, Fiorenzo Angelini e Angelo Comastri hanno espresso la loro ammirazione per la persona del commissario Calabresi scrivendo prefazioni alle varie edizioni del libro di Giordano Brunettin «Luigi Calabresi. Un profilo per la storia».

E veniamo alla terza ed ultima parte del ponderono volume di don Innocenti. E’ intitolata “Il martire” e contiene interviste a varie personalità, tra cui il prefetto, poi deputato e senatore, Achille Serra, e testimonianze di grandi personalità del passato come Indro Montanelli e Enzo Tortora. In un accurato e dettagliato studio di don Innocenti sull’ «odium religionis» che contrassegnò il periodo rivoluzionario scoppiato nel ’68, si legge: «Egli sapeva di essere nel mirino del nemico e affrontava quel pericolo con decisione analoga a quella espressa da Gesù nell’ultima salita a Gerusalemme, rinunciando alla propria legittima difesa armata , ma affidandosi solo a Dio e alla sua imperscrutabile volontà. Per questo molte personalità ecclesiastiche hanno visto in lui un martire».

In attesa del nulla osta dell’arcivescovo di Milano per l’apertura di un processo di verifica delle virtù cristiane del commissario, don Ennio Innocenti, nella parte finale del libro, nel capitolo intitolato «Possibilità che la causa canonica del commissario Calabresi giunga a buon fine», così scrive: «Si osserverà che dopo vari anni dal verdetto possibilista del Cardinale Vicario (il riferimento è alla lettera dell’arcivescovo Remigio Ragonesi scritta nel 25° anniversario dell’omicidio), la causa non è ancora iniziata, e questo fatto fa emergere l’ipotesi che qualche obiezione sussista. […] Forse ha un peso anche il fatto che la vedova superstite del commissario abbia esibito sempre estrema freddezza a fronte della ventilata proposta canonica, rifiutando ogni collaborazione alla composizione della biografia stesa dal professor Giordano Brunettin. In contrasto, va notato che il clima dell’opinione pubblica sta ora cambiando in senso favorevole e che la Chiesa è abituata a fare i conti con i secoli e non con la breve durata della vita, delle passioni e degli interessi dei singoli». Nell’attesa, don Ennio Innocenti invita chi dovesse ricevere grazie per la richiesta intercessione di Luigi Calabresi, a darne notizia alla “Sacra Fraternitas Aurigarum”, i cui indirizzi sono riportati sopra.