Family Day, in piazza contro l’ideologia gender. Un corteo contro la diffusione dell’ideologia «gender»nelle scuole
Sono almeno 500mila i cittadini scesi in Piazza contro il ddl Cirinnà che equipara le coppie Lgbt, lesbiche, gay, bisessuali e trans alla Famiglia e vuole diffondere l’ideologia gender nelle scuole.
Mezzo milione di cittadini, donne, uomini, vecchi e bambini a difesa della famiglia, l’unica che esiste, quella creata dall’unione di una donna e di un uomo con la possibilità di creare la vita, di mettere al mondo dei bambini, i propri figli, pilastro fondante che da’ continuità alla società che bene o male siamo riusciti a costruire.
Il resto, tutto il resto, chiamatelo come volete, ma non chiamatelo Famiglia.
Il Family day, nasce da un passaparola sui network con l’obiettivo di risvegliare le coscienze, o almeno di ancora ce l’ha, per bloccare il cammino del ddl (che dalla commissione Giustizia passerà in Aula a luglio) e la diffusione del «gender»nelle scuole
Non si capisce perché in questo Paese non sia più consentito chiamare cose e persone con il loro nome, come si fa ad esempio per i clandestini che vorrebbero imporceli – di nome e di fatto – come ‘persone senza documenti’. Allora anche i ladri, non sono ladri ma persone in attesa di delinquere?
E’ fin troppo evidente come questa ideologia abbia l’obiettivo di cambiare e snaturare l’antropologia umana del Pianeta terra.
Mentre Family Day dice: «E’ una piazza spontanea di papà e mamme» e gli ideologi gender ribattono: «Una mossa politica», la Cei, condivide i contenuti ma non le modalità. Il Vicariato di Roma appoggia l’iniziativa. ed esorta a «partecipare quantomeno per esprimere che i temi sensibili dell’educazione non possono essere imposti dall’alto».
Il Pontificio Consiglio per la Famiglia e delle parrocchie romane aderisce al Family Day perché «i nostri figli hanno il diritto di essere sostenuti da una famiglia fondata seriamente sul matrimonio».
Carlo Caffarra arcivescovo di Bologna: «Non possiamo tacere, guai se il Signore ci rimproverasse con le parole del profeta: cani che non avete abbaiato».
La Santa Sede ha espresso un augurio alla manifestazione: «un pieno successo, con la certezza che porterà un contributo prezioso alla vita della Chiesa e di tutte le persone che hanno a cuore il bene dell’intera umanità».
Massimo Gandolfini, portavoce del corteo «Difendiamo i nostri figli»
Giuseppe Lumia capogruppo del Pd in commissione: «Aprire la porta alla compravendita di materiale genetico e all’utero in affitto, il diritto negato al bambino ad avere un padre e una madre per soddisfare i desideri di chi reclama di poterlo comprare sul mercato sono aberrazioni che non c’entrano nulla con il diritto di vivere un rapporto di coppia all’interno del quale siano garantiti di diritti dei partner».
E noi? Vi chiederete? Noi stiamo con Oriana Fallaci che in merito disse:
“…Non capisco, invece, perché in una società dove tutti possono convivere liberamente cioè senza dar scandalo, senza essere condannati o considerati reprobi, gli omosessuali sentano l’improvviso e acuto bisogno di sposarsi davanti a un sindaco o a un prete. Magari con l’abito bianco, il mazzolino di fiori in mano, e lo spettro del divorzio che costa un mucchio di tempo e un mucchio di soldi. Spero che sia un’isteria temporanea, un capriccio alla moda, una forma di esibizionismo o di conformismo. Perché, se non lo è, si tratta d’una provocazione legata alla pretesa di adottare i bambini e sovvertire il concetto biologico di famiglia. Insomma d’una intimidazione. Non mi piacciono le provocazioni, non mi piacciono le intimidazioni. Gira e rigira, sono sempre di natura politica. E in tal caso a quei fidanzati, quelle fidanzate, dico: accontentatevi del sacrosanto diritto che il mondo civile riconosce a chiunque. Il diritto di amare chi si vuole, come si vuole“.
Armando Manocchia @mail